Chi fa politica da 37 anni, come Stefano Lacatena, non può far finta di non conoscere le trappole, gli intrighi, le falsità di questo mondo. Estromesso dalla competizione regionale, l’ex delegato all’urbanistica dell’era Emiliano, ha reagito accusando Decaro di essere stato il mandante della sua esecuzione.
Reazione umanamente comprensibile, esattamente come incomprensibile e disumana è stata la scelta di escluderlo dalla competizione. Ma Lacatena fa un errore di valutazione. La colpa della sua esclusione non è di Decaro, ma sua e di Emiliano.
Lui, rappresentante di Con, avrebbe dovuto lavorare per far ripresentare la civica di Emiliano, e non lo ha fatto, o quantomeno non lo ha fatto sufficientemente. Perchè gli avevano promesso comunque la candidatura, prendendolo in giro. Non si è accorto che anche Emiliano remava contro.
Perchè se il governatore uscente avesse voluto, Con sarebbe rimasta in piedi anche senza Delli Noci, e lui avrebbe guidato la lista barese. E invece Emiliano s’è giocato tutte le sue carte con la Schlein, alla quale dovrà dimostrare (per il futuro) quanto effettivamente conta nel Pd. Portando quanti più voti possibili al Pd.
Come poteva esserci spazio per Con? Lacatena non lo ha capito. Ha atteso, sperato, creduto, e s’è messo fuori gioco da solo. Perchè Decaro aveva già i suoi accordi con Tammacco e non poteva rimangiarseli. 37 anni di politica avrebbero dovuto insegnargli che basta uno “stai sereno” per essere fottuto.










