Finalmente Bari alza la voce. La mobilitazione e la protesta dei tifosi del Bari contro i De Laurentiis è un segnale incoraggiante. Non solo i tifosi, ma l’intera città, umiliata dal trattamento che subisce, adesso reagisce e dice basta.
Se il calcio può considerarsi la vetrina della condizione sociale ed economica di una città, Bari non può occupare le ultime posizioni della classifica della serie B. Non lo merita. Ma, detto questo, i tifosi e i baresi devono avere il coraggio di prendere atto che gran parte della responsabilità appartiene anche a loro.
Se ci fosse stato qualcuno in grado di accollarsi l’eredità lasciata dai Matarrese, oggi Bari non sarebbe in questo stato. L’allora sindaco Decaro regalò la serie D ai De Laurentiis perché non aveva alternative.
La cordata che si contrapponeva ai napoletani, coraggiosa ma eccessivamente assembleare per avere prospettive concrete, non offriva le garanzie necessarie. E va anche riconosciuto ai De Laurentiis che almeno in serie B, la squadra l’hanno portata. Ma questo non basta.
Se città come Sassuolo, Como, Cremona, Lecce, Pisa, Cagliari, possono permettersi la serie A, Bari ne ha titolo a maggior ragione. Con i De Laurentiis proprietari, però, Bari non potrà mai aspirare alla massima serie.
Ne derivano una riflessione, ed una domanda, drammaticamente reali. Bari finalmente grida in faccia ai napoletani «andate via». Ma c’è un’alternativa?
