Non è solo un derby fra Assisi e Siena. E nemmeno fra Francesco e Caterina. Quello che si è aperto in Italia fra i due santi patroni nazionali è qualcosa di più. È il richiamo ad una pari dignità di cui ci vantiamo, ma che facciamo fatica ad applicare nelle nostre azioni quotidiane.
Il Parlamento ha varato una legge che riscrive la festività del 4 ottobre, dedicata ai due patroni d’Italia, San Francesco e Santa Caterina. La norma prevede che dall’anno prossimo il 4 ottobre diventi festa nazionale per onorare un solo patrono, San Francesco. Santa Caterina, per chi vorrà, si festeggerà ugualmente il 4 ottobre, ma il patrono d’Italia sarà Francesco.
Persino il presidente della Repubblica ha avuto da ridire su questa legge, e non l’ha vistata, rinviandola alle Camere. Non si possono festeggiare due santi nello stesso giorno – secondo Mattarella – privilegiandone uno a danno dell’altra.
Ma il problema è ancora più profondo. Francesco e Caterina sono i simboli di un umanesimo rivoluzionario per l’epoca in cui vissero, il Medioevo. Lottarono per l’uguaglianza dei sessi in tempi in cui l’uomo era il padrone assoluto. L’Italia, alla pari dignità, ci è arrivata, con legge, solo nel 1975. Loro la professavano nove secoli fa.
Uomini e donne sono persone, dicevano, e perciò hanno gli stessi diritti. Per questo il calendario liturgico li festeggia insieme. Quello civile invece vuole separarli, alla faccia delle pari opportunità.