Paolo De Castro oggi è vice presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Già ministro per le politiche agricole nel secondo governo Prodi, non nasconde i rischi che nuovi metodi di ridistribuzione delle risorse Feasr penalizzino le regioni meridionali, a cominciare da Puglia e Basilicata. Un settore che, stando ai dati diffusi dallo Svimez, ha segnato nel 2020 in Puglia un crollo dell’8,5% (peggio in Italia ha fatto solo la Calabria, -11,6%). Meglio la Basilicata, con un dato in crescita del 2%, ma che di certo non giustifica una riduzione delle risorse.
Onorevole, è vero che solo la Puglia perderà il 15% delle risorse nella nuova programmazione?
«Il rischio c’è. Dipende da cosa deciderà di fare il Governo».
Perché?
«La ridistribuzione delle risorse a livello regionale dipende dall’Esecutivo, non dall’Europa».
Se si darà più peso alla PLV (Produzione Lorda Vendibile) chi trarrà più vantaggi?
«Le regioni che hanno una produttività maggiore, quelle settentrionali. A discapito delle altre».
Secondo lei quale parametro, invece, sarebbe quello giusto?
«L’indirizzo a livello europeo è quello di dare maggiore peso al numero di occupati. Bisogna favorire le imprese che hanno bisogno di più lavoratori e meno quelle meccanicizzate».
Tra le prime rientrano sicuramente le aziende agricole che sono in fermento. Temono che i nuovi paramentri a partire dal 2023 possano penalizzarli. Nuova Pac compresa.
«Sulla Pac mi sento di tranquillizzarli. Non ci saranno grandi differenze rispetto alla distribuzione attuale a livello regionale. Bisogna applicare il piano di convergenza. Se non lo facciamo ora saremo comunque costretti a farlo entro il 2027 ma non segnerà cambiamenti significativi».
Gli agricoltori non perderanno nulla?
«La distribuzione terrà sempre conto degli ettari. Grazie anche al fondo di perequazione messo a disposizione dal Governo non dovrebbero esserci grandi scostamenti».
Le mobilitazioni in corso, dunque, le sembrano eccessive?
«Penso che sui fondi Fesr abbiano senso ma bisogna aspettare il Governo, meno sulla nuova Pac».
All’interno della stessa regione, invece, neanche lì potrebbero esserci differenze tra le somme della Pac percepite dagli agricoltori?
«Ci sarà sicuramente chi prenderà di meno e chi di più. Potrebbe essere penalizzata l’olivicoltura pugliese. L’attuale ridistribuzione tiene conto della spesa storica al 2003. Il settore, da allora, ha perso molto».
I 92,7 milioni previsti dal Governo per riequilibrare i fondi Feast, invece, saranno sufficienti? Cosa accadrà dopo il 2023?
«Bisognerà continuare su questa strada affinché non si creino squilibri tra le regioni».
Quanto peseranno, invece, le valutazioni sui risultati ambientali nella nuova Pac?
«Da tempo il Piano è accompagnato da una serie di buone pratiche che vengono richieste agli agricoltori. La questione ambientale è sempre più centrale nell’economia europea e, inevitabilmente, avrà un ruolo sempre maggiore anche in agricoltura e nella valutazione dei risultati. A questo dobbiamo abituarci tutti».