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Foggia, sequestri lampo e riscatti veloci: paura nelle campagne ofantine

La creatività criminale del Basso Tavoliere ha realizzato un nuovo format di arricchimento illecito. Mutuando quello che anni fa si chiamava “cavallo di ritorno”, ovvero quel sistema con cui una volta rubata un auto si chiedeva un piccolo riscatto per restituirla, evitando così danni maggiori, una banda di malviventi ha adattato il format alle persone,…
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La creatività criminale del Basso Tavoliere ha realizzato un nuovo format di arricchimento illecito. Mutuando quello che anni fa si chiamava “cavallo di ritorno”, ovvero quel sistema con cui una volta rubata un auto si chiedeva un piccolo riscatto per restituirla, evitando così danni maggiori, una banda di malviventi ha adattato il format alle persone, in particolare agli imprenditori agricoli. Così, da settimane, nelle campagne tra Cerignola, San Ferdinando di Puglia e Trinitapoli, si è diffuso un clima di terrore.

La ricostruzione

Secondo quanto ricostruito dalla Polizia di Stato, un gruppo di criminali sequestra una persona, si parla già di cinque casi, e dopo averla malmenata e minacciata, colpendola anche con il calcio della pistola, intima alla vittima di chiamare parenti e affini obbligandoli a consegnare del denaro, di norma piccole somme di qualche migliaio di euro, nel giro di poche ore, così da poter riottenere la libertà. Sempre secondo quanto filtra dal riserbo degli agenti, che stanno indagando ad ampio raggio, tra i sequestrati lampo ci sarebbero almeno due titolari di aziende agricole di Cerignola e tre dei due centri vicini.

Modus operandi

L’operazione messa in campo dai delinquenti si avvale di una fase preparatoria, fatta di pedinamenti e osservazioni per carpire le abitudini del soggetto individuato. Subito dopo si passa all’azione in modo rapido, con il classico metodo di incappucciare il soggetto e trasferirlo in un luogo sicuro, agevolati dallo sterminato agro che consente facilmente di far perdere le tracce. In questo luogo avviene la violenza e le minacce, mentre dei complici raggiungono il parente o l’amico individuato per raccogliere e consegnare il denaro del riscatto. Un pedinamento utile a evitare che la persona possa recarsi o contattare le forze dell’ordine, assicurandosi così che giunga sul luogo della consegna senza essere seguito.

Una volta ottenuto il denaro si libera la vittima. Tra le indiscrezioni sul caso emerge che a mettere in campo questa nuova azione criminale non siano bande di malviventi cerignolani, ma piuttosto un clan della zona ofantina, in particolare di Trinitapoli, favoriti dalla facilità del colpo e soprattutto dal basso rischio di essere individuati e catturati, visto che, appunto, nelle campagne è difficile incrociare, senza accorgersene, forze dell’ordine o anche occhi curiosi. Mentre, con un combinato disposto favorevole, la strategia di richiedere piccole somme agevola la conclusione del losco affare in poche ore, evitando così lunghe gestioni di un prigioniero.

Tuttavia, nonostante sia appunto un tempo limitato, quello del sequestro di persona a scopo di estorsione, non di meno configura un reato considerato tra i più efferati dal codice penale, previsto all’articolo 630, la cui sanzione è tra i 25 e 30 anni di carcere, sempre che non siano commessi altri reati o venga perpetrato con aggravanti, come la violenza.

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