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Omicidio Mastropasqua a Foggia, l’artigiano confessa: «L’ho ucciso perché mi minacciava per un debito»

Il Giudice per le Indagini Preliminari ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Donato Romano, l'artigiano foggiano di 43 anni fermato dai Carabinieri con l'accusa di aver ucciso Giovanni Mastropasqua, un venditore ambulante di frutta e verdura di 50 anni. Il delitto è avvenuto lo scorso 19 giugno nel centro…
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Il Giudice per le Indagini Preliminari ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Donato Romano, l’artigiano foggiano di 43 anni fermato dai Carabinieri con l’accusa di aver ucciso Giovanni Mastropasqua, un venditore ambulante di frutta e verdura di 50 anni. Il delitto è avvenuto lo scorso 19 giugno nel centro cittadino di Foggia, in via Arpaia all’incrocio con via Zuretti, mentre la vittima si trovava in auto.

Romano, in carcere dal giorno stesso del delitto con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ha confessato questa mattina davanti al GIP del Tribunale di Foggia durante l’udienza di convalida del fermo. L’uomo, a quanto si apprende, ha confermato quanto già dichiarato al Pubblico Ministero dopo il fermo: di aver agito perché «stanco delle minacce, anche di morte, subite dalla vittima a fronte della difficoltà di restituzione di una somma di denaro avuta in prestito».

La vicenda, secondo la ricostruzione fornita da Romano, risale ad aprile, quando Mastropasqua gli avrebbe offerto un prestito di meno di 2mila euro per aiutarlo nell’acquisto di arnesi per la sua attività lavorativa. In meno di due mesi, la vittima avrebbe iniziato a chiedere la restituzione del prestito, ma con un ammontare quasi triplicato. Romano avrebbe tentato di saldare, ma di fronte all’impossibilità di onorare l’intero debito, le richieste di restituzione si sarebbero trasformate in minacce di morte, estese anche alla sua famiglia.

L’incontro fatale è avvenuto la mattina del delitto, quando Mastropasqua è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco che non gli ha lasciato scampo. Romano, difeso dall’avvocato Simone Moffa, non ha rilasciato dichiarazioni in merito alle modalità con cui si sarebbe procurato l’arma e come se ne sarebbe disfatto. Le sue dichiarazioni sono ora al vaglio dei magistrati.

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