Ammonta a circa 1,6 milioni di euro il valore del beni confiscati dalla Direzione distrettuale antimafia, in esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale di Bari, a un imprenditore di Cerignola che, per decenni, avrebbe sofisticato olio di oliva.
I beni erano già stati sequestrati nel gennaio del 2024.
L’imprenditore, stando a quanto accertato nel corso dell’iter processuale arrivato a conclusione, a partire dagli anni ’80 è stato ripetutamente indagato e condannato per produzione e messa in commercio su larga scala, nei mercati nazionali ed esteri, di olio d’oliva adulterato e sofisticato.
Nel corso delle indagini sarebbe stata accertata «l’ampia sproporzione», si legge in una nota della Dia, tra la capacità reddituale dell’imprenditore e del proprio nucleo familiare e i capitali effettivamente accumulati.
Tra i beni confiscati figura una società operante nel settore dell’imbottigliamento dell’olio di oliva e di semi con tutto il suo compendio aziendale: uno stabilimento industriale, un capannone e un’auto. Ci sono poi tre fabbricati, un terreno, due auto e diversi rapporti finanziari.