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Monte Sant’Angelo, nuove minacce al sindaco D’Arienzo: «Non avete capito che è morto»

Pierpaolo D’Arienzo è ancora bersaglio di minacce. Il sindaco di Monte Sant’Angelo è stato oggetto di pesanti commenti sui social: “Il sindaco è morto”, scrive un utente. Le intimidazioni «Fortunatamente non si tratta di un delinquente», annota Michele Abbaticchio, vicepresidente nazionale di Avviso Pubblico, la rete di enti locali che monitora e combatte le aggressioni…
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Pierpaolo D’Arienzo è ancora bersaglio di minacce. Il sindaco di Monte Sant’Angelo è stato oggetto di pesanti commenti sui social: “Il sindaco è morto”, scrive un utente.

Le intimidazioni

«Fortunatamente non si tratta di un delinquente», annota Michele Abbaticchio, vicepresidente nazionale di Avviso Pubblico, la rete di enti locali che monitora e combatte le aggressioni agli amministratori pubblici, il quale nei giorni scorsi ha dovuto contrastare le minacce ad altri due primi cittadini pugliesi e cioè Angelo Pomes di Ostuni, a cui dei criminali hanno fatto trovare un ordigno nei pressi del suo studio medico, e Pino Toscano, sindaco di Triggiano, svegliato in piena notte da balordi che lo hanno minacciato al citofono di casa. «Purtroppo la vita di un sindaco è un dramma incombente continuo», sottolinea sempre Abbaticchio.

La solidarietà

A D’Arienzo, che è anche segretario provinciale del Pd di Capitanata, è giunta la solidarietà del partito: «Questi messaggi non hanno nulla a che fare con il confronto democratico. Le istituzioni meritano rispetto, e chi le colpisce con volgarità e disprezzo non fa altro che confermare la propria irrilevanza. Noi stiamo al fianco di chi ogni giorno lavora con impegno e responsabilità per il bene comune, e ribadiamo che la democrazia non sarà mai piegata né intimidita dalla pochezza di chi usa una tastiera come unico strumento di sfogo», scrivono i dem foggiani a proposito di un episodio che non va sottovalutato.

Questo perché Monte è una città la cui amministrazione fu sciolta per mafia e proprio D’Arienzo, dopo il lungo periodo di commissariamento, ha rappresentato e rappresenta la discontinuità con un passato torbido. Inoltre, il centro garganico è il cuore di una realtà criminale insanguinata da decenni di guerra tra clan rivali e rappresenta uno dei territori più a rischio sotto il profilo dell’ordine pubblico, come confermato più volte dalle inchieste della magistratura e dalle relazioni della commissione parlamentare antimafia e della Direzione nazionale antimafia.

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