Lesina, a casa il sindaco Di Mauro: abbattuta l’ultima roccaforte leghista nel Foggiano

Cade l’ultima roccaforte leghista in provincia di Foggia, feudo dell’ex europarlamentare Massimo Casanova. Primiano Di Mauro, il sindaco di Lesina, viene disarcionato dai suoi stessi consiglieri comunali, a partire dalla sua vice Alessandra Matarante che insieme all’assessore Michele Lombardi e ai consiglieri Gaetano Pezzicoli e Lello Biscotti e ai membri di opposizione: Vincenzo Forte del Pd, Aniello Costantino Montoro, Angela Calà e Attilio Armando Lombardi di Italia Popolare si sono recati dal notaio per firmare le proprie dimissioni. Così, al prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, non è rimasto altro che indicare la vicaria Rachele Grandolfo quale commissario del Governo che dovrà traghettare il Comune verso nuove elezioni in primavera.

Il precedente

È la seconda volta in pochi anni che nella città lagunare l’amministrazione civica viene commissariata per le dimissioni dei rappresentanti eletti. Già nel 2020 fu così e tra i firmatari della mozione di sfiducia anche lo stesso attuale ex primo cittadino. Lo stesso che poco meno di due anni fa, a gennaio del 2023, aveva intrapreso una corsa solitaria, sostenuto solo dalla Lega e dall’allora sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, candidandosi a presidente della provincia. Una scelta in aperto contrasto con l’uscente Nicola Gatta e con i partner di centrodestra che contribuì alla vittoria del centrosinistra di Giuseppe Nobiletti. Al primo cittadino Di Mauro «va tutta la nostra solidarietà e vicinanza e il ringraziamento per l’impegno e per il lavoro portato avanti in questi tre anni di amministrazione comunale, con serietà e dedizione», dicono i dirigenti del Carroccio dauno, a partire dal consigliere regionale Joseph Splendido. Mentre coloro che hanno firmato per l’autoscioglimento motivano la decisione affermando che «ci pesa enormemente, ma la riteniamo necessaria per tutelare l’autenticità dei principi che hanno da sempre contraddistinto il nostro operato. Nel corso del mandato abbiamo operato con impegno, determinazione, correttezza e trasparenza. Mentre nell’ultimo anno abbiamo visto l’amministrazione allontanarsi progressivamente dai principi che inizialmente ci avevano spinto a candidarci per il bene della nostra comunità: è mancata la collaborazione, la lealtà e la coerenza tra ciò che si dichiarava di voler fare e ciò che si faceva, ma sopra ogni cosa è venuta meno la condivisione delle decisioni».

Il declino

Adesso per i seguaci di Matteo Salvini diventa complicato replicare i fasti iniziati nel 2019 con una crescita esponenziale di consensi, via via però ridotta sempre di più. Fino al tracollo dei giorni scorsi con la caduta dell’ultimo avamposto nella città del titolare Papeete.

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