No all’aborto senza una profonda consapevolezza: il sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, dalla sua pagina istituzionale, da il via libera alla raccolta firme a supporto di una proposta di legge, di iniziativa popolare, intitolata “Un Cuore che Batte”, scatenando un vespaio di polemiche. Il primo cittadino informa i cittadini che fino al 7 novembre avverrà la raccolta firme presso la segreteria generale del Comune, sostenendo di fatto, le associazioni promotrici di una proposta tesa a modificare la legge 194 del 1978.
Ad onor del vero la raccolta firme per la proposta di un eventuale referendum si sta svolgendo in gran parte dei Comuni d’Italia (Roma, Bari, Ancona, Milano, Trento, Perugia, ecc) e non è un’iniziativa locale, ci tiene a precisare l’ufficio stampa del sindaco. «Promuovere attraverso la comunicazione istituzionale uno strumento democratico di raccolta firme previsto dalla Legge come in questo caso, non significa essere a favore o contro l’aborto». Ma non è dello stesso avviso la capogruppo consiliare di Con, Maria Teresa Valente, che ravvisa nella pubblicazione del post sulla pagina del sindaco e non su quella della Città di Manfredonia una «implicita e grave ingerenza del sindaco Rotice nella vita delle donne».
«La proposta di legge impone l’obbligo al medico di mostrare il feto e far ascoltare il battito cardiaco ad una donna costretta a interrompere la propria gravidanza senza tenere conto che tali delicatissime scelte si basano su motivazioni personali e mediche, e che questa iniziativa potrebbe causare ulteriore stress e sofferenza in un momento già delicato», scrive Valente. Piuttosto che pensare a questa raccolta firme, il sindaco dovrebbe concentrarsi su politiche che promuovano in città l’accesso a servizi sanitari adeguati, secondo la capogruppo di Con, «affrontando le cause sociali ed economiche dei problemi legati alla gravidanza, anziché limitarsi a pubblicizzare iniziative che non risolvono alcun problema, ma contribuiscono ad aggiungere dolore a dolore». A dichiarare la propria contrarietà all’eccessivo risalto all’iniziativa anche il Movimento 5 Stelle Manfredonia. «Si abbia rispetto della posizione di tutte le donne. Riteniamo non sussista alcuna logica motivazione nel promuovere oltre misura una proposta di legge che imponga l’obbligo al medico, prima dell’interruzione volontaria della gravidanza di far ascoltare alla donna il battito cardiaco del nascituro», dichiarano i consiglieri comunali pentastellati Raffaele Fatone e Gianluca Totaro.