Tutti i rappresentanti della Giustizia sono d’accordo su un assioma: bisogna essere più vicini alla collettività e comunicare meglio il Palazzo. Il gotha della Giustizia nazionale e locale si è dato appuntamento presso l’Aula Magna Valeria Spada del Dipartimento di Economia dell’Università di Foggia per confrontarsi sul tema: «Il Giudice e la città». Moderato dalla direttora de «L’Edicola Del Sud», Annamaria Ferretti, sul palco dell’Aula Magna si sono alternati i massimi esponenti della Giustizia, portando la propria testimonianza e confrontandosi con i rappresentanti della società civile.
Tre le sessioni del Tavolo. Ha aperto l’Unifg con l’intervento del Rettore Pierpaolo Limone, che nel suo saluto ha ricordato quanto sia importante il ruolo formativo dell’Università che crea i presupposti per un Nuovo cittadino, più consapevole della propria partecipazione all’interno della collettività. Così com’è stato importante l’intervento del presidente della Giunta esecutiva dell’ANM del Distretto di Bari, Antonio Diella che ha parlato di «una Giustizia che non ha bisogno di consensi, ma che deve garantire efficienza e trasparenza nell’azione giudiziaria».
Appassionato e diretto il contributo del sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che percorrendo la sua vita professionale ed istituzionale, ha sollecitato all’ANM un ruolo di maggiore condivisione e collaborazione con le Istituzioni, che sono il primo contatto diretto con il cittadino «..che dunque diventa – ha detto Decaro – un primo livello di comunicazione che aiuta lo Stato ma soprattutto la stessa società, ad avvicinarsi con maggiore sicurezza ai Rappresentanti della Giustizia» Autorevole ed incisivo l’apporto dell’intervento del Presidente nazionale dell’Associazione Magistrati, Giuseppe Santalucia (di cui vi riportiamo un resoconto dettagliato nelle altre colonne), il quale ha messo «a nudo» il ruolo del Giudice, evidenziando pecche di carattere tecnico, che hanno complicato il rapporto del giudice con il territorio, allontanandolo da quello che è il tessuto sociale, e rendendolo un pò più «arido» nel giudizio.
«Vuoto che va colmato – detto Santalucia- con la Giustizia di Prossimità ed una comunicazione più ampia e precisa». Decisamente concreta la Giudice Civile del Tribunale di Foggia, Caterina Lazzara: «La giustizia civile, a Foggia soprattutto- ha commentato la Lazzaro- patisce pesantemente il problema della lentezza e questo è molto grave perché il cittadino percepisce che rivolgersi alla giustizia è inutile, visto che la decisione arriverà quando sarà troppo tardi. La giustizia civile è il pilastro di una comunità – ha aggiunto- e il giudice civile, è il giudice di ogni giorno, della quotidianità. Si occupa di tutti gli aspetti più concreti, del lavoro, della previdenza, della proprietà… È il giudice del risarcimento del danno, quale che sia, oltre che dei bisognosi, di chi non può difendersi. Insomma, una figura per sua natura tanto vicina eppure, al contempo, sentita come lontana, proprio per il silenzio con cui vive la sua professione. Il problema, dunque, risiede nei tempi sconnessi tra vita vera e decisioni, nel fatto che sempre più spesso quando la giustizia arriva – ha concluso Lazzara- il mondo è già andato avanti, talora in modo definitivo».
Dopo l’intervento del Procuratore della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro, che ha sottolineato di come la Giustizia abbia bisogno di conoscenza del territorio per funzionare, la giornata di lavori è stata chiusa dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Foggia, Gianluca Ursitti, che ha «puntato il dito» verso la difficoltà di amministrare la giustizia in un territorio come quello di Capitanata perché condizionata dalla mancanza di luoghi dove esercitarla. «Manca una logica organizzativa che faccia riferimento al contesto territoriale. Una giustizia assente- ha detto infine Ursitti- alimenta ‘giustizie alternative’ che non sempre sono quelle più eclatanti che la cronaca ci fa conoscere»










