La Puglia migliore entra con Alice Amatore tra i «60 under 30 che stanno cambiando il Paese», il riconoscimento alle migliori giovani promesse della politica italiana che si sono già distinte all’interno delle principali istituzioni, sia a livello nazionale che locale. La politica di Foggia è assessora alla Cultura del capoluogo dauno, in quota Pd, ha solo 28 anni ed è stata eletta in Consiglio comunale nel 2023.
L’evento, promosso dall’associazione «La Giovane Roma», in collaborazione con il magazine «Politica» e organizzato dall’università Link della capitale, ha riunito tanti giovani esponenti all’interno del cortile storico dell’Ateneo, tra cui appunto Amatore che, dal palco, ricevendo l’attestato, ha spiegato cosa voglia dire «impegnarsi in politica a Foggia, in Puglia e nel Mezzogiorno dove si racconta un’unica storia quella della criminalità, del lavoro che non c’è, del caporalato. Invece, noi siamo altro. Solo nell’ultima settimana abbiamo organizzato un festival di cinema, c’è stata una nuova scoperta archeologica, siamo andati nelle scuole a parlare di bullismo. Ecco, siamo altro».
Assessora, qual è il segreto per diventare opinion leader in politica così giovane?
«Sono onorata di questo riconoscimento, ma non esageriamo. E’ certo un attestato di stima nei miei confronti, ma soprattutto è grazie alle possibilità che mi sono state date se ho potuto dimostrare che anche i giovani possono contribuire a migliorare il nostro territorio».
Quindi il Sud, la Puglia, la sua Foggia non sono perduti?
«Dovunque io vada spiego che la mia è una città che sta rialzando la testa e io ho l’onore e la fortuna, insieme a tanti, partendo dalla sindaca, Maria Aida Episcopo, di rappresentare questa rinascita ed è un racconto che convince perché è reale ed è sentito».
Quando ha deciso di impegnarsi in politica?
«In quinta elementare ero già assessore nel Consiglio comunale dei ragazzi. In realtà ritengo che ognuno di noi debba impegnarsi, mettendo le proprie competenze al servizio del territorio in cui vive e io ho sempre sentito il dovere di impegnarmi per la mia città».
Ai giovani cosa può suggerire a chi tra i banchi di scuola o nei primi anni universitari, vive esperienze di rappresentanza? Così come a chi, invece, sceglie l’indifferenza?
«Di essere curiosi, di non fermarsi davanti a quel che ci raccontano e soprattutto di non cadere nei populismi che semplificano il dolore e spettacolarizzano la paura».
E a coloro che sono più anziani, in particolare a quanti fanno politica?
«Devo dire una cosa: sono stata fortunata in questo senso perché sia dentro il mio partito – il Pd – sia importanti interlocutori mi hanno dato la possibilità di poter offrire il mio contributo in modo libero. Ecco mi auguro che con i giovani ci si comporti sempre così e cioè che ci si fidi, li si guidi, ma lasciando loro lo spazio di sbagliare».