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La donna che scardinò il pudore italiano, la storia di Adelina Tattilo: dalla Puglia a Netflix

È pugliese la donna che ha guidato la rivoluzione dei costumi nell’Italia bigotta a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta. È lei che ha saputo parlare di sesso e amore a uomini e donne indistintamente, lei che ha sdoganato il piacere femminile, restituendogli dignità e voce. Ed è sempre lei che ha combattuto, con audacia e intelligenza, le battaglie politiche più delicate: l’aborto, il divorzio, l’emancipazione di quella «donna-angelo-del-focolare» che per decenni la società aveva voluto confinare nel silenzio. Il suo nome è Adelina Tattilo, direttrice della prima grande rivista erotica italiana.

Oggi la sua vita diventa una miniserie in sette episodi, «Mrs Playmen», su Netflix dal 12 novembre, firmata dalla regia di Riccardo Donna. Adelina Tattilo nasce a Manfredonia, in provincia di Foggia, nel 1928.

Cresce in una famiglia ultracattolica e osservante, tanto che studia in un collegio di suore. Presto si trasferisce a Roma, dove incontra e sposa l’editore Saro Balsamo, da cui avrà tre figli.

La coppia pubblica diverse riviste, ma è nel 1967 che nasce l’iconica – e discussa – «Playmen», la versione italiana dell’americana «Playboy», a quel tempo vietata nel nostro Paese. Quando Balsamo scappa lasciandosi alle spalle debiti, creditori e accuse di malversazione e falso in bilancio, nessuno scommetterebbe sulla capacità della moglie di dirigere la redazione, popolata da uomini scettici e maschilisti. Ma sarà proprio lei il cavallo vincente, la mente brillante e la forza ostinata destinata a trasformare un potenziale scandalo in una rivoluzione culturale.

Una vera rivoluzione

La miniserie si apre proprio da qui: dal tradimento e dall’abbandono di Balsamo e dalla minaccia di chiusura della rivista. «Mrs Playmen» segue l’ascesa e le lotte di una donna lungimirante e visionaria, che sfida la censura e guida battaglie ideologiche. Un percorso figlio del dolore, ma che condurrà la pugliese Adelina Tattilo ad essere inserita nella lista Onu delle donne più potenti del pianeta, accanto a figure come Indira Gandhi e Simone de Beauvoir.

Sullo sfondo si muove un Paese di contraddizioni: un’Italia che si indigna per un seno nudo ma che accetta il delitto d’onore, che si scaglia contro il peccato ma protegge certi peccatori, che pretende di ingabbiare le donne in ruoli immutabili – angeli o prostitute – senza sfumature. Se nelle pagine della sua rivista Tattilo pubblica foto scandalose di Brigitte Bardot e Jacqueline Kennedy, trovano spazio anche interviste e contributi di Fernanda Pivano, Bernardo Bertolucci, Sergio Leone, Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini. È proprio dalle colonne di «Playmen» che si riflette di politica e femminismo, si plasma una nuova immagine di donna, si sperimenta un diverso rapporto con la sessualità, portando così alla negoziazione di nuovi diritti.

La serie e l’eredità

A interpretare Adelina Tattilo è una splendida Carolina Crescentini, occhi azzurri e gelidi che contrastano la tavolozza di rossi selezionati per lei da Donna per raccontarne forza, glamour e sensualità. La ricostruzione d’epoca è accuratissima: redazioni fumose, paparazzi senza scrupoli e una Roma crocevia di emancipazione e bigottismo.

La serie scava nelle tensioni interne di una donna e del suo mestiere: la maternità, la famiglia, il carcere ma anche la censura, le incursioni della buoncostume, le copertine sequestrate e il fragile equilibrio fra provocazione e libertà. «Mrs Playmen» è più di un racconto biografico: è uno specchio deformante e grottesco. Quando mostra ciò che eravamo, strappa un sorriso; quando riflette ciò che siamo ancora, fa paura.

Fa impressione constatare che, nonostante le battaglie vinte, le donne continuino a morire per un «no». Quindi sì: la storia di Adelina Tattilo va raccontata. Perché quel moralismo e quelle logiche patriarcali che lei ha sfidato a viso aperto continuano a scorrere sotto pelle, invisibili ma persistenti. E come un veleno mortifero, mietono vittime tutti i giorni.

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