«La Camera di commercio non è solo deposito di bilanci»

Nato a San Giovanni Rotondo, ma “trapiantato” a Manfredonia, dove ha seguito tutta la vicenda del Contratto d’area. Una laurea in giurisprudenza, sposato con due figli, già coordinatore della Camera del lavoro sipontina, è stato dal 2003 al 2010 nella segreteria provinciale della Filcams, prima di assumerne la guida. Nel 2018 è entrato nella segreteria provinciale della Cgil di Foggia fino ad assumerne la guida da pochi giorni. Gianni Palma, 47 anni, ha deciso di accettare una sfida importante che riguarda le prospettive di sviluppo della Capitanata «alle quali anche il sindacato deve adeguarsi con rinnovato spirito e organizzazione», afferma.

Segretario inizia un nuovo capitolo del suo impegno sindacale?
«Direi che continua con un diverso ruolo che mi permetterà una visione più globale dei temi d’affrontare e di dare un contributo perché si possa invertire la rotta per una provincia che ha tanti problemi da risolvere, ma anche tante eccellenze da valorizzare».

Iniziando da dove?
«Semplifico: da una diversa azione degli enti locali. Penso alla Camera di Commercio che non può intendersi solo come luogo di “deposito di bilanci” o “ informativo” ma che deve recuperare un ruolo attivo di promozione dello sviluppo di una terra che ha molto da dire, ma che spesso non trova i contesti giusti per dirlo».

E come pensa d’invertire la rotta in questo senso?
«Aumentando i luoghi di confronto e partecipazione. Promuovendo un patto per il lavoro e la legalità che non sia solo un protocollo cartaceo, ma la condivisione di una comune idea di sviluppo e di tutela del lavoro. Eppoi costruire una rete per programmare lo sviluppo senza mettere in concorrenza i territori. La Capitanata è leader nazionale in agricoltura, la si metta in condizione di eccellere ancora di più, senza creare doppioni in zone confinanti».

Ma quali sono le sfide per la Capitanata?
«La provincia sta vivendo una grande stagione di opere pubbliche, penso al raddoppio della Lesina-Termoli e l’Alta velocità che hanno effetti importanti sull’occupazione, o all’aumento degli occupati all’ex vetreria di Manfredonia…»

Ma poi c’è il paradosso dell’ex Tozzi?
«Una vergogna! Un’azienda che ha commesse per 5 milioni di euro ma che viene dismessa, mandando a casa 114 lavoratori. Qui serve una risposta forte delle istituzioni nazionali».

E poi ci sono i fondi del Pnrr da utilizzare?
«Ho qualche perplessità sui progetti. A livello centrale non ci sono risposte e manca una effettiva analisi delle ricadute socio-economiche sui territori. Se dobbiamo spendere i soldi del Pnrr, che in parte si devono restituire, per fare un parco acquatico a Volturara Appula credo che sarà un ennesimo sperpero di risorse pubbliche».

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