Dopo l’incidente della lista PD bocciata per le provinciali, una seria riflessione sul partito di Capitanata va fatta.
«È vero l’errore è stato grave, ma non si può ridurre il giudizio di una segreteria a un episodio isolato». L’onorevole Michele Bordo cerca di rimettere l’asse al centro dopo la brutta figura rimediata il mese scorso, che ha visto il segretario provinciale, Lia Azzarone, salire sul banco degli imputati, fino a farle rimettere il mandato. Per ora tutto è rientrato, assieme all’Azzarone, ma il momento di discussione si è fisiologicamente aperto.
Un errore che poteva essere evitato, onorevole Bordo?
«Quando accadono cose di questo genere, non è mai per colpa di uno o di qualcuno. È colpa di tutti. Spesso si pensa che due addetti possano organizzare e controllare tutto. La verità, è che è l’intera organizzazione che deve funzionare».
Ma è naturale che poi sia scaturito un momento di riflessione?
«I due anni di Covid sono stati un fermo per tutto il percorso naturale del partito. Quindi la riflessione va fatta per riprogrammare l’intero sistema, bloccato innaturalmente dal periodo pandemico. Bisogna ripartire dalla base con la riapertura di circoli e sezioni, e creare incontri con la base. Perché è proprio dalla discussione dal basso che ci si riorganizza e si porta avanti una collegialità di progetto».
Perché parla di base?
«Perché è vero che si è lavorato comunque con impegno e strategia. Ma gli incontri on line creano difficoltà nell’intesa e nel progetto. L’empatia del dialogo in presenza è essenziale. Le parole, gli atteggiamenti, gli sguardi, non tradiscono la discussione. E l’incontro con la base è imprescindibile».
Dunque incidente superato?
«Torno a ripetere, non sbagliano le persone, ma l’intera organizzazione. Gli errori poi fanno parte del percorso. Un percorso, in questi anni, costellato da grandi successi dal partito democratico di Capitanata. Quindi non può essere un errore burocratico a macchiare un tragitto, finora, eccellente».
Un lavoro non da poco in prospettiva elezioni comunali di Foggia?
«Anche. Foggia deve tornare a essere un riferimento dell’intero territorio, perché diventerà crocevia di uno sviluppo attraverso il Pnrr. E dunque un’attenzione particolare va rivolta al capoluogo».
Un capoluogo commissariato e nel pieno di una crisi che appare irreversibile?
«Ma che non lo è. Il nostro impegno e di tutti i foggiani, è proprio quello di uscire il prima possibile da questa sacca depressionaria. Perché dopo lo scioglimento del comune per mafia, è giunto il momento di resettare e lavorare per dare stabilità al territorio».
La scelta su Pippo Cavaliere, non ha dato i risultati sperati. Dopo un personaggio di spessore legato alla legalità e rappresentante della società civile, tornerete a pensare a una candidatura politica?
«Pippo Cavaliere è stata una scelta giusta e importante. Cavaliere oltre ad essere rappresentante della società civile è stato anche un uomo che aveva fatto esperienze politiche. Il problema è che all’epoca i Cinquestelle non colsero la grande opportunità di condividere un progetto d’intese, che potesse dar forza a un candidato di caratura morale e politica di altissimo livello. Perché proprio la scelta di Cavaliere andava nella direzione di salvaguardia di una città in cui avevamo, purtroppo, già intravisto condizioni pericolose».
Allora su chi ricadrà la scelta del vostro prossimo candidato sindaco?
«Su una persona di spessore la cui scelta andrà oltre l’unico fattore politico. E nel nostro programma d’azione sono previste larghe intese, e non solo di tipo politico. Ma vorremo dialogare anche con le associazioni, come, ad esempio quelle che combattono la criminalità. E trovare insieme un progetto di rilancio del capoluogo».
Ad esempio Daniela Marcone?
«Daniela Marcone è una bellissima e combattiva persona. Rappresenta la Foggia migliore che punta al risanamento e al rilancio del capoluogo, perché con esso si sviluppa naturalmente tutta la provincia. Ma al di là del candidato o della candidata, bisogna intraprendere una strada che individui, prima di tutto, una squadra all’altezza di un compito così arduo. Ma a patto che, l’intera città, partecipi e sia protagonista di questo cambiamento».










