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I sindaci di Capitanata sfidano Foti sul nuovo Piano: «Il Governo abbandona le aree interne»

Sono in fermento i sindaci dei Comuni delle aree interne di Capitanata, a seguito delle previsioni espresse dal Governo sulla sorte futura di questi enti nel Piano strategico nazionale delle Aree Interne (Psnai) approvato dalla Cabina di regia il 9 aprile scorso. Secondo questo documento «un numero non trascurabile di aree interne si trova già…
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Sono in fermento i sindaci dei Comuni delle aree interne di Capitanata, a seguito delle previsioni espresse dal Governo sulla sorte futura di questi enti nel Piano strategico nazionale delle Aree Interne (Psnai) approvato dalla Cabina di regia il 9 aprile scorso. Secondo questo documento «un numero non trascurabile di aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita». In sostanza, per molti di questi Comuni il declino è irreversibile e la gran parte di queste aree si trova nel Sud Italia. Nella provincia di Foggia, in particolare, su un totale di 61 centri, sono ben 34 quelli interessati dal trend più infausto e si trovano in parte nelle zone del Preappennino e in parte all’interno del Gargano.

La critica

Giudica molto gravi le dichiarazioni contenute nel Psnai Noè Andreano, vicepresidente dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni) Puglia con delega alle Aree interne oltre che sindaco di Casalvecchio di Puglia. «Non abbiamo rilevato strategie per affrontare i problemi dei Piccoli Comuni nel documento del Governo – dice Andreano -. Piuttosto, abbiamo riscontrato considerazioni poco rispettose verso noi amministratori e verso gli abitanti di questi paesi. In pratica, quello che viene prospettato è solo un piano di interventi assistenziali che accompagnano le nostre comunità verso una lenta e irreversibile scomparsa. Non è quello che ci aspettiamo, dopo decenni di impegno instancabile per cercare i metodi più efficaci per contrastare lo spopolamento e, soprattutto, la graduale sottrazione di servizi essenziali per la sopravvivenza dei nostri centri. Spesso abbiamo ideato e adottato, lavorando in rete, progetti efficaci che hanno offerto riscontri confortanti di ripresa, sotto il profilo economico e anche culturale nei nostri territori. Questo atteggiamento di “resa” ci risulta incomprensibile».

La replica

Laconica la risposta del Ministro per il Sud, Tommaso Foti, che ha anche la delega per le aree interne e il Pnrr: in visita in Capitanata per una serie di incontri istituzionali e politici ha liquidato le proteste dei Sindaci come «chiacchiere». «Questa – ha detto – è la solita polemica che qualcuno ha voluto creare, avendo il pregio di non sapere leggere o non saper capire. A parlare di situazione irreversibile non è stato il Governo ma il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, rifacendosi allo studio del miglior professore di Demografia presso l’Università Cattolica di Milano».

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