Il rischio di nuove trivellazioni per la ricerca e l’estrazione di gas e petrolio torna a incombere sulla Capitanata. Dopo anni in cui il dibattito pubblico sembrava essersi spostato prevalentemente sulle energie rinnovabili, il sottosuolo della provincia di Foggia riemerge come snodo centrale delle politiche energetiche nazionali. A riaprire la partita è la messa a riposo definitiva del Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, sancita da una sentenza del Tar del Lazio. Un passaggio che, di fatto, rimuove uno degli ultimi argini normativi alle perforazioni su vasta scala.
L’analisi
A lanciare l’allarme è l’Arci di Foggia, che ha analizzato i dati ufficiali contenuti nel Bollettino minerario dell’ottobre 2025. Un documento tecnico, poco conosciuto, ma che restituisce un quadro destinato ad avere ricadute rilevanti sul territorio. «Che l’Antica Daunia fosse una sorta di piccolo Texas, per la presenza di idrocarburi nel sottosuolo, era noto solo agli addetti ai lavori», spiega il presidente provinciale dell’Arci, Tonino Soldo. «Oggi emerge chiaramente che, accanto a pannelli fotovoltaici e pale eoliche, sono previsti nuovi pozzi per gas e petrolio».
Secondo la ricerca, nella sola provincia di Foggia risultano attivi tre permessi di ricerca che coprono oltre 200 chilometri quadrati. Due sono riconducibili alla società Aleanna i progetti «Sciascitiello» e «Fontana Villanella» e interessano diversi comuni dei Monti Dauni. Il terzo permesso, denominato «Posta del Giudice» è della Apennine Energy e coinvolge aree che comprendono anche Lucera, San Severo e Torremaggiore. Il quadro si completa con cinque concessioni di coltivazione in terraferma, per una superficie complessiva di 171 chilometri quadrati, distribuite tra Lucera, la zona di Tertiveri, il bacino del torrente Celone e alcune aree al confine tra Puglia e Molise. A queste si aggiungono sei concessioni cessate ma ancora in attesa di ripristino minerario, che coprono ben 670 chilometri quadrati.
I timori
Nel complesso, oltre mille chilometri quadrati della provincia di Foggia risultano interessati, a vario titolo, da attività legate agli idrocarburi. Un’estensione che solleva interrogativi pesanti sulla sicurezza del territorio, sulla tutela ambientale e sul futuro delle comunità locali. «Di fronte a questo scenario – conclude Soldo – chiediamo risposte chiare agli enti locali e al governo: stop alle nuove trivellazioni, eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, divieto dell’airgun e un vero piano energetico orientato alla decarbonizzazione. Sulla lotta ai cambiamenti climatici servono coerenza e fatti, non solo annunci».










