È guerra totale tra il Partito democratico e Con da una parte e il presidente della provincia, Giuseppe Nobiletti dall’altra. Assediato al primo piano di palazzo Dogana, il sindaco di Vieste, insieme ai suoi fedelissimi, eletti nella lista “La Provincia sei tu” e ai collaboratori, cerca di resistere all’assedio dei dem e dei civici. Le cause di questo braccio di ferro sono ormai note, al capo dell’ente intermedio si contesta «l’ambizione a far da sé», costruendo un gruppo autonomo e in aperta competizione con le altre formazioni politiche il cui obiettivo sono «le prossime elezioni regionali».
Lo scontro
Così sono iniziati i reciproci attacchi fino alla bocciatura del rendiconto finanziario in consiglio provinciale tre giorni fa. «Nell’ultima seduta – annotano i dem e Con – si è consumata una rottura definitiva che certifica l’assenza di una maggioranza a sostegno del Presidente», il quale, proseguono i rappresentanti provinciali, è «isolato e privo di legittimità politica, che sceglie di restare aggrappato alla propria poltrona e a un’indennità mensile di oltre 11 mila euro, anziché prendere atto della situazione e rimettere il mandato».
Il duro j’accuse degli esponenti istituzionali prosegue affermando che «al suo posto, un qualsiasi amministratore dotato di senso delle istituzioni avrebbe già fatto un passo indietro». Anche perché, rincarano i dem e Con, ipotizzando tentativi di inciucio con il centrodestra, «appare politicamente inaccettabile la scelta di destinare risorse per strade e scuole, pur necessarie, in modo mirato ai Comuni rappresentati dai consiglieri di opposizione. Un’operazione che, in un contesto di evidente debolezza politica, rischia di configurarsi come un inaccettabile tentativo di pressione politica e ricerca di consenso. Gli investimenti pubblici, invece, devono essere guidati da criteri oggettivi, trasparenti e finalizzati al bene comune». Così come «ci sembra un ricatto politico quello di provare a inserire delle progettazioni verso le città di appartenenza di noi consiglieri, cioè San Giovanni Rotondo, Torremaggiore, Lucera e Troia».
La conclusione
Per tali ragioni, Il Pd e Con ritengono «non più rinviabile l’apertura di una nuova fase politica per la Provincia di Foggia, fondata sulla trasparenza, sulla partecipazione e su una visione condivisa per il futuro della Capitanata. Il nostro voto contrario è stato un atto di responsabilità e un messaggio chiaro, visto che non c’è più alcuna legittimità politica alla guida della Provincia».
«Di conseguenza, interesseremo il Ministero dell’ Interno e chiederemo nei prossimi giorni un incontro al Prefetto per cercare di superare questa situazione di stallo», concludono i consiglieri provinciali del Pd e di Con e cioè Emilio di Pumpo, Leonardo Cavalieri, Giuseppe Mangiacotti, Anna Rita Palmieri, Pasquale Ciruolo, Antonio De Maio e Giosuè del Vecchio, i quali, quindi, non depongono le armi, anzi le affilano in vista di un ennesimo redde rationem con Nobiletti che, però, è sempre più deciso a non cedere alle pressioni degli ex alleati.