All’Università di Foggia in anteprima regionale lo spettacolo teatrale di Sigfrido Ranucci, Diario di un trapezista, per raccontare il dietro le quinte del giornalismo d’inchiesta.
Il direttore e conduttore di Report, di recente reduce da un attentato, ha parlato della Quarta Mafia in Capitanata.
«Quello che ho visto fa paura – ha raccontato Ranucci – c’è una situazione preoccupante, qui c’è una mafia animale, che sta mettendo a dura prova la resilienza dei cittadini, che meriterebbero di vivere in un contesto di sicurezza. A me ha spaventato la continuità, la ferocia e la spregiudicatezza di alcuni episodi. Credo che lo Stato debba stare vicino ai cittadini di questa provincia. A cominciare da Report bisogna che la comunicazione nazionale sia vicina ai cittadini perché deve dare l’opportunità di un cambiamento».
Bombe e querele
«Non saprei fare nulla di diverso, mi piaceva rompere le scatole da piccolo, ho continuato a farlo da grande», ha detto Ranucci. «È difficile fare inchiesta in un contesto di informazione omologata, politicizzata, dove l’unica alternativa sono canali all news che hanno il compito di distogliere dall’approfondimento. Le querele temerarie bloccano chi prova a far luce sui fatti. Le Procure fanno il loro, ma andrebbe cambiata la legge. Ho accumulato 240 querele e atti di citazione. Non mi sentirete mai lamentarmi della magistratura, che credo debba fare il suo lavoro indipendente. A me il fatto di sentire che ci siano al 41 bis dei boss che chiedono di votare sì della riforma della magistratura fa venire i brividi, perché fa capire a chi veramente può portare dei vantaggi questa riforma. Sono convinto che la magistratura debba essere indipendente, debba spogliarsi della parte degenerativa delle correnti, che devono servire per premiare il merito e non a mortificarlo».










