«Se pure sarai riuscito a sfuggire alla giustizia umana tu tremerai al momento della morte, quando dovrai fare i conti con Dio». È quanto si legge in una lettera affissa a Foggia e indirizzata all’assassino di Francesco Marcone, il direttore dell’Ufficio del registro ucciso il 31 marzo del 1995 e di cui quest’anno ricorre il 30esimo anniversario.
Un delitto irrisolto, con le indagini che non hanno portato, nel corso degli anni, all’individuazione né dei mandanti né degli esecutori materiali.
Nei giorni scorsi, il governatore della Puglia Michele Emiliano, in occasione dell’anteprima nazionale (al Bif&st in corso a Bari) del documentario “Il sangue mai lavato” dedicato alla storia del funzionario dello Stato, ha sollecitato la riapertura delle indagini.
Il Comune di Foggia ha ripubblicato, come manifesto e attraverso i social network dell’ente, la lettera che all’epoca la sorella Maria Marcone scrisse all’assassino – un estratto dal suo libro “Storia di Franco” – che sparò al direttore del registro alle spalle nell’androne del palazzo dove viveva.
«Questa storia l’ho scritta anche per quell’oscuro killer che dopo aver spento la vita di Franco Marcone s’è eclissato nel nulla e magari non ci pensa più considerando il suo mestiere di killer un lavoro come un altro per sbarcare il lunario», è scritto nel manifesto. «Ah, se questa storia riuscisse a toccarti il cuore e ti spingesse a denunciare i tuoi mandanti – è scritto ancora -. Sarebbe per te il riscatto, la certezza di ottenere il nostro perdono, e soprattutto il perdono di Dio. T’illudi di poter diventare qualcuno solo perché coi soldi di un assassinio ti puoi comprare un giubbotto nuovo fiammante o magari una macchina più bella. Ma non puoi negare che anche tu vivi nella paura che un altro killer ti spari nel buio per eliminarti quando dovessi diventare scomodo o ingombrante. Credimi, ti conviene passare dalla nostra parte, che saremo noi a proteggerti e a garantirti la vita, certo più dei tuoi mandanti».