Circolava con un documento falso quando è incappato in un posto di blocco dei carabinieri della stazione di Viserba di Rimini che, dopo i successivi controlli, in caserma hanno accertato la vera identità e informato le autorità giudiziarie, mettendo fine alla latitanza di Salvatore Di Summa, il 55enne ritenuto dalla Dia a capo del clan mafioso Di Summa-Ferrelli che controlla Poggio Imperiale e Torremaggiore che deve scontare una condanna definitiva a 7 anni per reati di armi, traffico di stupefacenti e per lesioni personali. A questi addebiti, si aggiunge, ora, la falsa attestazione o dichiarazione sull’identità a un pubblico ufficiale.
Il personaggio
Di Summa è personaggio ben noto alle forze dell’ordine. Nel maggio 2012, mentre era già in carcere a Lucera, perché accusato di aver partecipato all’omicidio della guardia giurata Andrea Niro – per l’accusa di aver guidato l’auto usata nell’agguato mortale ad Andrea Niro, Di Summa fu condannato all’ergastolo in primo grado ma fu assolto in appello nel marzo 2014 -gli fu notificata un’altra ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Taurus” dei carabinieri, che colpì un gruppo criminale che esercitava estorsioni ai danni degli imprenditori e di ditte che operavano nel settore della guardiania agli impianti fotovoltaici: le accuse per lui erano di estorsione, rapina aggravata, violenza privata, porto di armi da fuoco per commettere reati.
Fu di nuovo arrestato nell’aprile 2013, assieme ad alcuni complici del clan “Di Summa-Ferrelli”, per traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi da sparo per aver importato cocaina hashish e marijuana dall’Olanda e dalla Germania per venderla nei territori di Apricena e Torremaggiore.
Nel settembre 2017 Polizia e Guardia di finanza sequestrarono 3 immobili del valore complessivo di 400mila euro nella sua disponibilità dopo aver accertato la sproporzione del suo patrimonio rispetto alla capacità reddituale sua e dei suoi familiari.
Gli altri colpi ai boss
Il 2025 sembra ricalcare la “fortunata” scia dell’anno prima, quando sono stati assicurati alla giustizia alcuni dei più pericolosi boss della criminalità foggiana, a cominciare da Marco Raduano, protagonista della clamorosa evasione dal carcere sardo di Badi e Carros, avvenuta il 23 febbraio 2023. A un anno di distanza, l’esponente del clan viestano era stato individuato e arrestato in Corsica il primo febbraio dell’anno scorso. Poco meno di 48 ore dopo la cattura di un altro pericoloso latitante: Gianluigi Troiano, arrestato ad Otura, in Spagna, il 30 gennaio 2024.
Dopo un anno di latitanza era stato individuato e arrestato a Carovigno, in provincia di Brindisi, Vincenzo Fratepietro, conosciuto come “Enzo Cirottino”, abile «grossista e fornitore» di sostanze stupefacenti. Infine, a inizio anno era finito in manette Olindo Bonalumi, latitante dal 2021, meglio conosciuto come il Lupin delle rapine ai caveau di banche e istituti di credito.