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Dalla Germania alla Puglia, i vasi apuli saranno esposti nel Palazzo Filiasi di Foggia

Come ha rivelato Massimo Osanna, i vasi saranno assegnati definitivamente all’istituendo museo archeologico di Foggia, presso Palazzo Filiasi. Un parziale risarcimento delle continue razzie operate dai tombaroli e denunciate da tempo immemore dagli studiosi. Ricorda Salvatore Patete, restauratore in quiescenza della Soprintendenza archeologica di Puglia, che 50 vasi a figure rosse sequestrate nel 2016 dai…

Come ha rivelato Massimo Osanna, i vasi saranno assegnati definitivamente all’istituendo museo archeologico di Foggia, presso Palazzo Filiasi. Un parziale risarcimento delle continue razzie operate dai tombaroli e denunciate da tempo immemore dagli studiosi. Ricorda Salvatore Patete, restauratore in quiescenza della Soprintendenza archeologica di Puglia, che 50 vasi a figure rosse sequestrate nel 2016 dai carabinieri al mercante d’arte Giovanni Becchina e giudicati di origine arpana dall’archeologo, Enzo Lippolis, furono depositati nell’allora sede della Soprintendenza pugliese a Taranto mentre dovrebbero tornare nel capoluogo daunio. Lo stesso si può dire dei frontoni affrescati staccati dalle tombe a camera di Arpi: torneranno mai a Foggia?

La presentazione

Dunque, una serata importante per il patrimonio culturale pugliese, giovedì scorso, a Roma, con l’inaugurazione, presso il Museo nazionale etrusco di villa Giulia, della mostra “Miti greci per principi dauni”. Un appuntamento organizzato per celebrare la restituzione all’Italia di 25 reperti archeologici finora conservati nelle collezioni di antichità classica dell’Altes Museum di Berlino. Tra questi, splendidi vasi a figure rosse, prodotti nel IV secolo avanti Cristo da artisti di grande pregio che operarono in Daunia, il territorio che occupava la Puglia settentrionale e parti del Basso Molise e della Campania orientale. Il ritorno in patria di questo piccolo “tesoro” artistico è lo straordinario risultato di una lunga inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale, con il coordinamento della Procure di Roma e Foggia, che ha permesso di dimostrare la provenienza dei reperti da scavi illegali effettuati con ogni probabilità in Capitanata e finiti sul mercato clandestino internazionale.

Il precedente

Con la stessa procedura dei Grifoni, restituiti nel 2007, i vasi oggi esposti a Roma sono rientrati dopo una lunga trattativa di Stato con la Germania che ha in comune con il nostro Paese l’interesse a proteggere i beni culturali, come ha dichiarato l’Ambasciatore tedesco in Italia, Hans-Dieter Lucas, intervenuto all’inaugurazione della mostra. Con lui altre autorità come il ministro Alessandro Giuli, il direttore generale dei musei e curatore della mostra, Massimo Osanna e il capo dipartimento per la tutela del patrimonio culturale e curatore della mostra, Luigi La Rocca, che era stato a lungo Soprintendente archeologo della Puglia.

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