In Capitanata bocche cucite e testa bassa, mentre pare già finita la parabola dell’ex premier Giuseppe Conte alla guida del MoVimento 5 Stelle. Il Tribunale di Napoli, accogliendo il reclamo di alcuni attivisti per la sospensione dell’efficacia delle delibere che hanno modificato lo statuto e incoronato come candidato unico alla presidenza del M5S Giuseppe Conte, ripristina il principio della necessità della partecipazione di tutti gli iscritti nell’adozione delle scelte fondamentali del nostro MoVimento.
Il Tribunale fa riferimento a quella che viene definita una illegittima esclusione dalla platea dei partecipanti all’assemblea del 3 agosto 2021 degli iscritti all’associazione Movimento 5 Stelle. Gli attivisti del M5S avevano depositato il ricorso a ottobre 2021. «La parità dei diritti è una pietra angolare del M5S e non può trovare deroga in alcun caso, tantomeno per l’accesso alle cariche statutarie in quanto non esistono primi inter pares. Ora confidiamo in un processo partecipativo aperto e in una riflessione sugli errori e sulle forzature fatte, chi ha sbagliato deve farsi da parte», hanno osservato i ricorrenti ringraziando l’avvocato Lorenzo Borrè per l’assistenza.
Come ha dichiarato lo stesso avvocato il MoVimento è decapitato, senza nessun uomo al comando. Solo Beppe Grillo può indire le votazioni del comitato direttivo del M5S. Rimane solo il garante e sul piano formale torna il reggente Vito Crimi, che dovrà però mettere in piedi il percorso che porterà il M5S ad eleggere una guida a cinque, ovvero quanto era stato deciso dalla base con gli Stati generali.
In Capitanata sono tutti sgomenti. I portavoce al momento hanno le bocche cucite, non vogliono rilasciare dichiarazioni. «L’unica cosa che posso dire da fonti pentastellate è che attenderemo la decisione di merito del tribunale di Napoli», rimarca l’europarlamentare Mario Furore.
In provincia di Foggia sono tutti legati a Conte, anche per una questione meramente territoriale: condividere le stesse origini ha un certo peso. In altre province meridionali invece la divisione è più forte, si avvertono fazioni anticontiane.
Ai tempi del Contratto di sviluppo, quando Conte era premier dei due governi, gialloverde e giallorosso, in tanti in Capitanata erano pronti a seguire un eventuale partito dell’avvocato di Volturara Appula. Non solo alcuni pentastellati, ma anche politici civici assortiti. Dal presidente della provincia Nicola Gatta a tanti sindaci dei Monti Dauni e non solo.
Una delle sue parlamentari più vicine al contismo fu Francesca Troiano, che sempre decantato la sua adiacenza alle decisione del premier. Con lei anche la collega di San Nicandro, Marialuisa Faro.
Ma oggi la deputata appare molto defilata. Quasi assente, come racconta qualche 5 Stelle.
È lei ad apparire la più delusa da Giuseppe Conte, non partecipa più a nessuna riunione. «Francesca Troiano è completamente sparita dalle scene non la vede e sente nessuno di noi. Compreso Conte. Non ha fatto campagna elettorale a Manfredonia, non è venuta a Manfredonia nemmeno quando è venuto Conte. Secondo noi medita di uscire dal MoVimento», è la certezza di un pentastellato sipontino.










