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Campi di grano in Capitanata, raccolti a bassa resa e orecchio puntato alla quotazione canadese

Mentre nel Granaio d’Italia le mietitrici falciano i campi di grano, confermando la tendenza della vigilia che annunciava rese differenti a seconda degli arenili, ma comunque inferiori rispetto alle aspettative – mettendo il sigillo di fatto alla perdurante crisi del settore – sopra le spighe dorate aleggia il fantasma canadese, perché se le mietitrici sono in azione in Capitanata e i produttori hanno gli occhi sulle spighe da raccogliere, le orecchie sono puntate oltreoceano, alle voci che arrivano dal Paese della foglia d’acero, dove le condizioni del grano seminato sono inferiori del 20% a quelle dello scorso anno con probabili ripercussioni su tutta la filiera internazionale, a cominciare dai prezzi di mercato, tanto che «agli agricoltori canadesi viene consigliato di sospendere le contrattazioni sul raccolto 2025 per i contratti a consegna differita», mentre in Italia «salgono le borse merci in pausa di quotazione tra una campagna commerciale e l’altra: non quotato il grano duro fino nelle borse merci di Foggia, Roma, Bari, Napoli e Altamura».

La situazione

Una condizione che è stata influenzata dalla siccità che ha colpito molti Paesi produttori di grano e che non ha lasciato scampo ai produttori della Capitanata e della Puglia in generale che pure rimane una delle regioni chiave per la produzione di grano duro, con una superficie coltivata di oltre 300mila ettari e una produzione che si avvicina alle 700mila tonnellate.

Secondo i primi dati resi noti da Cia Puglia la produzione dei campi a maggese oscilla tra un minimo di 25 a un massimo di 30 quintali per ettaro, mentre è più pesante il calo produttivo del grano duro, con una media di 10-15 quintali per ettaro ma con punte di 20 e anche più superiori, laddove la siccità ha colpito meno duramente, come spiega Angelo Miano, presidente Cia Capitanata «nella pianura del Tavoliere le rese sono inferiori a quelle dello scorso anno, quando la media per l’intera provincia di Foggia fu di circa 23-25 quintali per ettaro».

Intanto, sulla piazza di Foggia dopo la mancata quotazione dell’11 giugno, sono riprese le contrattazioni merci con valori che oscillano tra i 360 e 365 euro a tonnellata con un dato che fotografa una situazione allarmante: dal 2 agosto 2023, quando il frumento duro mietitura aveva raggiunto quotazioni di 455-460 euro alla tonnellata, si sono registrate sulla piazza dauna al 28 maggio 2025 perdite per 150 euro alla tonnellata. «Il nostro grano vive un momento di crisi che ha assunto i caratteri dell’ordinarieta. Dal basso della mia esperienza, posso dire che il contratto di filiera finora ci ha garantito e ci ha fatto ragionare in termini di ampio respiro e di lungo periodo» ha detto Patrizia Lusi, presidente della Fondazione Zaccagnino.

I parametri

Come ha evidenziato sempre Cia Puglia, la consolazione arriva dal peso specifico del frumento duro che registra una media di 84 kg/hl, con le proteine che raggiungono l’eccellenza assoluta, vale a dire un 14-15%, oltre il livello richiesto da industria molitoria e della pasta per uno dei prodotti di punta del made in Italy. Denuncia ancora Miano «il problema è quanto è riconosciuto ai cerealicoltori: la tendenza che stiamo registrando va verso i 27-28 euro al quintale, con la prospettiva di scendere ancora: siamo lontani anni luce da una giusta ed equa remunerazione che sia sufficiente a coprire i costi di produzione e ad assicurare una redditività sufficiente alle aziende per andare avanti. Occorre riequilibrare la distribuzione del valore lungo la filiera».

E con il presidente Gennaro Sicolo che a tal proposito sottolinea: «Occorre un intervento concreto del Governo per fermare subito questa scellerata spirale al ribasso».

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