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Borgo Mezzanone, migranti a 40 gradi e senza servizi igienici: «Nelle baracche si soffoca»

Temperature estreme, che rendono la sopravvivenza una sfida quotidiana, caratterizzano la vita nel ghetto di Borgo Mezzanone, a circa dieci chilometri da Foggia.

Con una stima di cinquemila presenze, in maggioranza migranti provenienti da Nigeria, Mali e Ghana in cerca di lavoro nei campi, è uno dei più grandi insediamenti informali d’Europa. Qui, le baracche di lamiera raggiungono temperature insostenibili, superando i 40 gradi all’ombra e sfiorando i 49 gradi al suolo sulle lamiere. Toccare le superfici metalliche espone al rischio di ustioni.

La ricerca di refrigerio porta i migranti a ingegnarsi, costruendo alloggi di fortuna con mattoni, talvolta più robusti delle strutture esistenti.

Adam, 34 anni, dalla Guinea Bissau, in Italia da undici anni e residente nel ghetto da sette, descrive una realtà drammatica: «Vivo da sette anni nel ghetto. Non c’è ombra, non c’è acqua, fa caldissimo. Siamo in 5 in una baracca e si soffoca».

Simile la testimonianza di Lamin, 24enne senegalese, che da sette mesi vive nel ghetto: «Fa caldissimo. Siamo in quattro in una baracca. Non si respira bene. Oggi l’acqua non c’è perché l’hanno portata ieri. La portano solo due volte a settimana e se abbiamo caldo andiamo alla fontana nella borgata più avanti. Per cucinare utilizziamo il fornello elettrico perché quello a gas è molto pericoloso, oppure dobbiamo procurarci il cibo fuori».

La situazione è aggravata dalla totale assenza di servizi igienici.

Sfruttamento e mancanza di controlli

Giovanni Tarantella, segretario generale della Flai Cgil Foggia, sottolinea come i migranti senza permesso rinnovato siano costretti ad accettare qualsiasi proposta pur di lavorare, anche per «pochi spiccioli in condizioni disumane».

Nonostante le ordinanze che vietano il lavoro nelle ore più calde (dalle 12 alle 16), si continuano a vedere migranti in bicicletta sotto il sole. «Lì a Mezzanone è una non vita», afferma Domenico Rizzi, presidente provinciale Arci Foggia, sollevando interrogativi sulla dignità di tali condizioni e sul futuro dello smantellamento del ghetto, considerate le risorse del Pnrr.

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