Erranti multilingue per le strade polverose del ghetto di Borgo Mezzanone. Sandali e occhiali da sole in giro nell’agglomerato di baracche, dove ci sono bar, vendita di indumenti usati, articoli alimentari, persino carne arrostita, mentre a poca distanza si procede alla macellazione di una pecora, tra la curiosità degli europarlamentari portati in visita dalla Flai Cgil che sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza ha dedicato una doppia giornata, ospitata nel capoluogo daunio.
L’interrogativo
Appare chiaro che la Flai Cgil cerchi una risposta all’interrogativo che corre di bocca in bocca, in seguito alla prospettiva – non ancora ufficializzata – di una rimodulazione dei fondi del Pnrr per il superamento dei ghetti. «La rimodulazione che diamo quasi per scontata andrà a rafforzare il modello Albania oppure i Cpr in Italia?» si chiede Giovanni Mininni, segretario nazionale della Flai Cgil.
Sullo sfondo i quasi 200 milioni di euro messi a disposizione dell’Ue, molti dei quali non saranno spesi, perché tanti Comuni non hanno capacità progettuale per mancanza di personale. «Secondo una nostra previsione, allo stato attuale saranno utilizzati poco meno di 100 milioni di euro» evidenzia ancora Mininni.
La richiesta
In questo contesto d’incertezza s’inserisce il dibattito ospitato nella sala del Museo civico del capoluogo daunio, alla presenza anche degli europarlamentari Decaro e Nardella, oltre ai rappresentanti della Effat (la federazione europea dei sindacati dell’agroindustria e del turismo) e i rappresentanti della Flai Cgil a livello nazionale, regionale e provinciale. «Non serve dare il posto letto se non sei capace di garantire la buonanotte», evidenzia Domenico la Marca, sindaco di Manfredonia, con un passato di operatore sociale proprio nell’immigrazione prima di indossare la fascia tricolore. Il primo cittadino sipontino, territorio dove si trova il ghetto di Borgo Mezzanone, ricordando don Tonino Bello ha voluto sottolineare la necessità di superare un concetto burocratico: non servono solo container, «occorre dare dignità alle persone. Ed è un percorso lento e magari serviranno 5 o 10 anni ancora per mettere al centro degli interventi l’uomo e non le sue braccia». Un concetto che la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, ha riassunto in modo efficace «Il superamento dei ghetti non è un trasloco di suppellettili». La Flai Cgil da Foggia sta cercando di farlo capire a Roma, attraverso Bruxelles. Ma Roma ha voglia di ascoltare?