Inizia con una buona notizia l’anno per il futuro dei lavoratori dello stabilimento Barilla nella zona industriale dell’Incoronata nel capoluogo daunio.
«Gli investimenti preannunciati di svariati milioni di euro per lo stabilimento di Foggia del Gruppo Barilla sono un’ottima notizia che rassicura per il futuro lavorativo dei dipendenti», sottolineano in una nota congiunta Giovanni Tarantella segretario generale Flai Cgil, Donato Di Lella segretario generale Fai Cisl e Antonio Castriotta, segretario generale Uila Uil, che aggiungono «il potenziamento strutturale del sito della zona ASI del capoluogo duanio non solo tranquillizza sul consolidamento dei posti di lavoro ma fa prospettare, con fiducia, un incremento occupazionale e conforta sul raggiungimento dei risultati cui erano proiettati i nostri sforzi ed il nostro impegno sindacale».
La prospettiva
Continuano i tre sindacalisti «il recente vertice dirigenziale svoltosi a Parma ha dato il via libera agli investimenti milionari che permetteranno allo stabilimento foggiano di diventare un punto di riferimento assoluto nella produzione di pasta Barilla. Le confezioni destinate al mercato italiano verranno fuori esclusivamente dalla lavorazione industriale della sede di Foggia, cui si aggiungerà la produzione di parte della filettatura ‘bronzo’ per puntare a un incremento produttivo che avrà il suo step nel 2034».
Il precedente
La lieta notizia commentata dalle organizzazioni sindacali era stata, in qualche modo anticipata, qualche tempo fa. «del resto, l’investimento di oltre sei milioni di euro di due anni fa, per l’incremento energetico dello stabilimento, già lasciava ipotizzare l’intenzione di continuare a puntare sulla produttività garantita dai lavoratori di Foggia», evidenziano ancora Tarantella, Dilella e Castriotta che adesso plaudono alle recenti scelte aziendali «la volontà espressa di incrementare quantitativamente e qualitativamente le strutture è un segnale forte», per concludere «la nostra azione sindacale ha sempre puntato a tale obiettivo, ovvero alla stabilità occupazionale, al riconoscimento dell’alto livello della qualità lavorativa di quanti giornalmente prestano servizio nelle catene produttive e al possibile incremento delle stesse prestazioni lavorative».