«Uno sfottò messo in bocca a un ragazzino che macchia una festa che ogni anno cresce per numero di attrazioni, partecipazioni e ricadute sulla città che non merita di certe ribalte mediatiche». Il sindaco della Città della pietra ha dovuto fare anche un comunicato stampa per precisare la presa di distanza dell’amministrazione comunale e degli apricenesi per una frase infelice pronunciata al megafono da un bambino durante la processione in onore della patrona Maria Santissima Incoronata.
La miccia
«Lo dico, lo spero, a morte San Severo», pronunciata a favore di videocamera e poi postata sui social, scatenando la reazione dei sanseveresi e la precisazione del sindaco Antonio Potenza. «La nostra città è legata a San Severo da vincoli storici, familiari, culturali e professionali. Non c’è spazio, né mai ci sarà, per chi prova a dividere ciò che la storia ha unito. Apricena non è, non è mai stata, e non sarà mai una città di odio o ostilità» afferma il sindaco che aggiunge «prendiamo con decisione le distanze da chiunque, anche isolatamente, pensi di poter rappresentare la nostra comunità con frasi che incitano alla violenza e all’odio».
La sfida
Potenza sottolinea anche la sana rivalità tra le due comunità, legate dalla tradizione popolare dei fuochi pirotecnici in onore delle rispettive Vergini, patrone delle due città. I devoti della Madonna del Soccorso e della Madonna Incoronata, nel mese di maggio, si sfidano a chi “partecipa” alle batterie dei fuochi allestite per le strade della città. «È un derby Juve contro Inter, ma è una sana rilavità sportiva, senza eccessi e neppure violenze tra le due comunità», evidenzia ancora Potenza. Resta, quello slogan da hooligan, pronunciato non in uno stadio, ma in una piazza nel giorno di festa.