Abbandona la città per le campagne del Foggiano: «Io, architetto tornato nella terra del nonno»

Ha lasciato la sua vita a Roma per trasferirsi in un piccolo borgo della provincia di Foggia dove si occupa di agricoltura, in particolare di viticoltura. E nei prossimi weekend di novembre ospiterà nella sua masseria gruppi di dieci persone, soprattutto amici, clienti ed ex colleghi di lavoro, che sperimenteranno un progetto di “raccolta sociale” di olive per produrre olio. È l’iniziativa di Giorgio Ferrarese, 33 anni, nato a La Spezia e cresciuto a Roma.

La storia

Una laurea in architettura e una carriera avviata in uno studio della capitale, fino a quando il Covid ha ridotto il lavoro portando alla chiusura dell’attività, ed ha amplificato il richiamo, sottolinea, «per una vita più in linea con il sapore del tempo». Così Giorgio, quattro anni fa circa, ha deciso di trasferirsi a Rocchetta Sant’Antonio, piccolo comune sui monti Dauni, un pugno di abitanti, 1.800 circa, e una vita dal ritmo decisamente più lento. «Ho deciso di investire in un luogo che aveva dato i natali alla famiglia di mia madre (la famiglia del nonno materno fu una delle prime a lasciare Rocchetta nel 1930 subito dopo il devastante terremoto ) – racconta Giorgio – acquisendo parte dei terreni di proprietà ed investendo il mio futuro in un lavoro che non avevo mai fatto, portando allo stesso tempo avanti anche la mia attività di architetto, scegliendo la declinazione rurale per restare in tema».

Passione per l’agricoltura

Trascorre le sue giornate tra i campi, impegnato anche nell’organizzazione di eventi culturali che abbiano al centro l’agricoltura. «È stato amore a prima vista. La campagna, la vita qui nel piccolo borgo, la vicinanza della gente che fa quadrato e che bussa alla tua porta per regalarti magari prodotti della loro terra è impagabile – racconta ancora Giorgio – Ora mi attendono settimane in cui faremo insieme ai miei ex colleghi, ai miei clienti della capitale e di altre zone d’Italia e soprattutto ai miei amici questo esperimento di agricoltura sociale. È la vita che sentivo dentro di me e a cui ho dato ascolto. E ai miei coetanei consiglio sempre di perseguire i propri desideri, i propri obiettivi, le proprie passioni. Dare ascolto a ciò che abbiamo dentro. L’obiettivo per il futuro prossimo è esportare l’olio che produco anche all’estero. È una scommessa che voglio vincere». «Giorgio – sottolinea Alessandro Gisoldi, dell’associazione Liberamente – è un esempio di resilienza scelto dalla nostra associazione culturale come animatore del progetto Galattica per stimolare i giovani del posto, e quelli che vogliono rientrare nei piccoli borghi, a investire in un futuro diverso».

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