Violentatori in carcere? Non basta

Violenza sessuale e cultura di appartenenza possono sicuramente rappresentare due importanti concetti da non sottovalutare. Da molte ricerche si è potuto osservare come in alcune culture straniere non ci sia giustizia per le vittime di stupro: questo possiamo accomunarlo a diversi fattori, da quelli comportamentali a quelli legati alla cultura di appartenenza.

Il comportamento violento in alcune culture è endemico, rappresenta una vera e propria malattia, che nel caso delle violenze sessuali, rappresenta un comportamento di elevata misoginia. Vi sono sentimenti di odio nei confronti della figura femminile, considerata oggetto, talvolta, da “distruggere”. E anche vero che il sistema giudiziario di altre popolazioni risente di una certa carenza punitiva nei casi di stupro, proprio per la cultura di appartenenza nella quale esso si esplica. Questa potrebbe essere una delle ragioni per le quali alcuni autori di reato commettono nei nostri contesti quello che altrove rimarrebbe impunito o parzialmente punito.

Per quanto attiene agli aspetti relazionali ed evolutivi, è vero che gli autori di reati sessuali provengono da contesti affettivi e familiari molti problematici. I fattori di rischio sono da ricercare in diverse aree di funzionamento dell’evoluzione familiare affettiva e personale del soggetto, nonché sessuale. Tenere un comportamento violento potrebbe significare recidivare ciò che si è vissuto oppure potrebbe significare esercitare un potere, un dominio sulla vittima considerata oggetto. Ancora, possiamo riscontrare una problematica o un disagio nell’area sessuale. Tenere un comportamento violento nei confronti di una vittima vuol dire e ha a che fare con un disagio appartenente alle disfunzioni della sessualità. Nei disagi sessuali si riscontra un’ampia problematica afferente all’affettività e alla relazione e un marcato disagio comportamentale, che è il risultato dei modelli relazionali che si sono introiettati, in forma di modelli operativi interni. Durante il proprio percorso evolutivo, di sicuro nel percorso tra l’infanzia e l’adolescenza.

Sicuramente, l’approfondimento della psicodinamica delle relazioni e dell’affettività insieme ai contesti di appartenenza e insieme anche alle aree di funzionamento e di adattamento di alcuni soggetti potrebbero rappresentare un’analisi predittiva di conseguenti comportamenti lesivi il danno di soggetti fragili. Un importante aspetto da considerare, oltre alla misura detentiva, come previsto nel nostro ordinamento è l’aspetto terapeutico, che rappresenta una chiave di accesso è possibile cambiamento delle ragioni e dei comportamenti che sono alla base di questi crimini.

Ines Panessa – psicoterapeuta e psicologa forense

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