Vietato abituarsi all’orrore della guerra

Ci si abitua alla guerra e alle sue storture in questo tempo malvagio che confonde il senso del limite e ci droga all’eccesso. Ci si abitua eccome, proprio perché fa parte del nostro sistema mentale disumanizzare l’avversario, renderlo ferocemente nemico e assalirlo al di là di ogni schema mentale e culturale.

Ci sia abitua al male finché tocca la porta accanto, il paese accanto, finché non appartiene al nostro vissuto comodo e perbene.

Ci si abitua a vedere ripetersi sul web e in televisione bagliori notturni e case oltraggiate, vite ammazzate e finte, in un’iliadica ripetizione di negazione di valori e di insopportabile retorica.

Il 7 ottobre prossimo saranno due anni dall’inizio del conflitto israelo-palestinese-libanese-iranico-e chissà chi altro: sono due anni di mattanze di Hamas e di Netanyahu, due anni in cui sono stati finora contati 40mila morti, due anni di ospedali e scuole e case rasi al suolo commentati dai nostri politici internazionali come sostegno alla civiltà, lotta contro il fondamentalismo, festa della rivoluzione.

Sono due anni di dolore per il mondo e di stupro dell’umanità: che nessuno ci giri intorno, che lo si dica chiaramente.

Sono due anni di armi italiane vendute in Israele con un giro di soldi immenso e da capogiro, sono due anni di governi consenzienti alla strage degli uni e degli altri, sono due anni di negazione della politica che deve salvare l’uomo, anche il diverso da me, e deve proteggerlo.

Sono due anni in cui il mondo guarda la Palestina oltraggiata e neanche piange, perché non ne vale la pena, in fondo è da sempre così.

Sono due anni che pagheremo pesantissimamente perché sono la nostra traccia di futuro su cui i figli, speriamo presto, ci chiederanno un conto salatissimo.

Anche a noi italiani brava gente toccherà pagare questo conto, a noi che da sempre siamo così ipocriti e così disposti davanti alla retorica del televisore e dei nostri allineati politici pacifisti neanche a parole. A noi che abbiamo non solo deciso, ma anche scelto di non parlare più di educazione alla pace e di vendere armi ovunque ci diano soldi.

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