La delega al Mezzogiorno nella disponibilità del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’occasione concreta per avviare una riflessione seria e utile per l’Appennino italiano, la corona alpina ed in maniera particolare per le aree interne del nostro Mezzogiorno.
Il fallimento delle Regioni, soprattutto Puglia, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, la crisi idrica, una vergogna europea, la testimonianza plastica, è sotto gli occhi di tutti.
Le cosiddette regioni dell’obiettivo 1 fortemente sostenute dalle risorse comunitarie dal 1995 ad oggi non hanno fatto registrare passi in avanti per l’Appennino italiano, i Monti Dauni un fallimento totale. La risacca totale del Pnrr che doveva realizzare coesione sociale e riequilibrio territoriale per le aree del Paese più arretrate del punto di vista tecnologico, quelle più toccate dalla desertificazione demografica, dalla disoccupazione giovanile a livelli mostruosi, dalla spoliazione dei servizi è ormai storia quotidiana ridotta a “tarantelle”.
Per provare a cambiare davvero le cose e fare dell’Appennino italiano e della aree interne una grande opportunità occorre ragionare di una “legislazione differenziata” ventennale per riequilibrare davvero il territorio italiano in una dimensione europea. I fatti hanno dimostrato che non possono valere le stesse regole d’ingaggio per le realtà metropolitane delle aree costiere con le micro realtà appenniniche.
Servono misure e norme che guardano al benessere del cittadino senza tenere conto del costo/beneficio. La sanità territoriale, la scuola, la mobilità devono uscire dal calcolo economicistico e diventare investimento sul benessere del cittadini dentro una visione strategica. Occorre un vero piano Adriano Olivetti che faccia delle aree interne un luogo in grado di attrarre investimenti nel mondo dell’economia green, nella ruralità intelligente, verso un turismo sostenibile.
Una sorta di area franca, con detassazione e defiscalizzazione spinta. Il modello maltese da far atterrare nel nostro sistema italiano per trasformare l’Appennino e il Sud in una sorta di hub ideale per le attività imprenditoriali, valorizzando la potenziale forza lavoro qualificato dei tantissimi giovani laureati che sono costretti a scappare. Un modo intelligente per valorizzare la posizione strategica del Sud nel Mediterraneo promuovendo attivamente investimenti esteri.
Il lavoro, i saperi, le ricchezze ambientali, la grande sfida che fu di Adriano Olivetti, può essere la strada possibile per uscire dal tunnel e trasformarla in una straordinaria opportunità. Un salto in avanti notevole, che richiede una visione strategica da statista che guarda all’Italia dei prossimi trent’anni e non della prossima campagna elettorale. Un impegno arduo da sostenere con la collaborazione dell’Ue e qui diventa centrale il ruolo del vice presidente della Commissione, Raffaele Fitto, con deleghe proprio sui temi richiamati con la “legislazione differenziata” sostenuta e non osteggiata a Bruxelles. E qui sarà utile aprire una ulteriore riflessione nelle prossime settimane sul lavoro di Ursula Von der Leyen. Una iniziativa che deve trovare la spinta dal basso e la consapevolezza di una stagione della responsabilità delle genti appenniniche.
Bentornato,
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