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Una società che va alla ricerca di pace

L’epoca moderna, purtroppo, è segnata dalla contrapposizione e dalla mancata condivisione, segni tangibili di mancata resilienza, prova plastica di frenesia roboante e irreprensibile, rilievo di regressione e oscurantismo dell’emancipazione civica. Si prova scoramento nel rilevare che questo scenario sia contrastato in maniera debole e con afasia e senza consapevolezza fervida alcuna. Si propende per il tempo trascorso, lasciando laconicamente, in via subalterna, la fermezza di vedute prospettiche che siano da incoraggiamento a qualsivoglia barlume di ripresa.

Una società, spesso, annichilita e ripiegata su stessa, priva di forze e evanescente nel propinare soluzioni. Ovviamente, la frenesia allontana e non costruisce ponti, soprattutto, in un momento in cui si dovrebbe globalizzare l’agito e le strategie. Si è artefici di una involuzione che sarà una pessima eredità per i nostri giovani, che si ritroveranno in una realtà opaca, caratterizzata da conflitto e da una irreprensibile visione divisionista e non ecosostenibile.

La freddezza dei rapporti, la mancanza di relazioni di prossimità, il conflitto sempre costante, il mancato riconoscimento di una fratellanza universale, anche nel pieno rispetto della sua laicità, opacizzano l’orizzonte, divenendo fronte di debolezza e di incertezza. Eppure, una sagacia prospettica e strategica avrebbe dovuto costituire i prodromi di uno scenario diverso, colorato, spensierato, onnisciente di valori e di principi. E’ ovvio che, oramai, la necessità di un nuovo ‘ contratto sociale’ risulta improcrastinabile, un atto non di natura demagogica e/o di sfondo retorico, ma che sia fonte e sostanza di rigenerazione, oltrepassando la demarcazione del conflitto. Un contratto che, come evocato da Jean Jacques Rousseau nelle sue opere, possa trasudare equità e pace, dando contribuzione di rinascita sociale e che sia in grado di formare una società civile, distante dall’odierno stato degenerativo in cui l’uomo ha condotto violentemente e atrocemente la natura e lo stato ed essa interconnessa.

Affermare la ‘ Pax ‘ significa costruirla e sedimentarla negli animi, attraverso la buona parola, attraverso il buono esempio, mediante le buone prassi, mediante il confronto, attraverso l’ascolto, attraverso la stretta di mano, mediante un tempo vissuto cogliendo la bellezza di ogni attimo della vita, senza ritrosia e oltrepassando la vigliaccheria dell’assuefazione all’ingiusto e all’iniquo. Il compianto Papa Francesco saggiamente affermava: ‘ nessun uomo può guardare un altro uomo dall’alto in basso se non per aiutarlo ad alzarsi’, esprimendo il valore universale dell’uguaglianza e la dimensione umana della dignità che non può essere scalfita arbitrariamente e per scopi abietti.

E’ necessario oltrepassare le recriminazioni e le atrocità del risentimento per ripristinare contatto umano e sociale, apprezzando, step by step, il bello e le sue infinite colorazioni, onde evitare derive autoritaristiche ripudiate dalla storia e rientranti in pagine buie dell’esistenza. Oltrepassare, il concetto limitante della provenienza per affermare una cittadinanza globale che è o, quantomeno, dovrebbe essere marchio indissolubile di umanità. Una umanità che non ammette disvalore, censo, discriminazione, violenza e perimento del bene comune.

La pace è accoglienza, cura, accudimento, attenzione, speranza, condivisione e baluardo di rinascita, oltre a rappresentare un limite invalicabile, oltre il quale c’è solo il dissesto sociale e l’oblio di una attesa senza risposta.

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