Nell’odierno scenario economico e sociale, l’evasione fiscale emerge come un problema complesso, alimentato tanto dalla percezione di ingiustizia nel sistema tributario quanto dall’inefficienza delle politiche di contrasto. La questione centrale si articola attorno alla natura dell’imposizione fiscale: sono le elevate tasse o la loro distribuzione iniqua a incentivare l’evasione?
Recenti tendenze indicano un calo degli arresti per reati fiscali, suggerendo che la repressione da sola non basti. Emerge quindi l’esigenza di un approccio olistico che integri deterrenti e misure preventive, affrontando il problema in maniera efficace e complessiva.
Tecnologie come la fatturazione elettronica, insieme a meccanismi quali lo split payment e il reverse charge, hanno mostrato come sia possibile incrementare le entrate fiscali promuovendo l’aderenza alle norme senza intensificare le sanzioni. Queste innovazioni, evidenziate dall’Ufficio studi della Cgia, dimostrano che è fattibile combattere l’evasione in modo meno coercitivo.
Una riforma fiscale di successo deve tuttavia andare oltre, puntando a un sistema più giusto. Ciò significa garantire una distribuzione equa del carico fiscale, affinché ogni contribuente supporti proporzionalmente il benessere collettivo. Per allinearsi agli standard dei Paesi con minori tassi di evasione fiscale, è fondamentale adottare politiche che incentivino l’attività produttiva, la creazione di lavoro e la generazione di valore. Questo richiede una riforma che favorisca un ambiente economico propizio all’imprenditorialità e alla crescita sostenibile, valorizzando gli sforzi imprenditoriali.
La recente proposta del “concordato preventivo biennale” si inserisce in questo contesto come una soluzione innovativa. Offrendo ad artigiani, lavoratori autonomi e imprese la possibilità di negoziare il pagamento delle tasse su base biennale, questa misura potrebbe ridurre l’evasione migliorando la pianificazione finanziaria delle aziende.
Tuttavia, è cruciale valutare se il concordato preventivo biennale possa realmente equilibrare la necessità di giustizia fiscale con la flessibilità operativa, mantenendo un equilibrio tra l’incremento delle entrate e la promozione di un ambiente favorevole all’iniziativa economica privata.
Il concordato si presenta, dunque, come un potenziale catalizzatore di conformità tributaria e crescita economica, ponendo le basi per una riforma fiscale che armonizzi necessità punitive e preventive con un impegno verso l’equità e la trasparenza.
In sintesi, l’introduzione del concordato preventivo biennale arricchisce l’approccio alla lotta contro l’evasione fiscale, proponendosi come esempio di come flessibilità ed equità possano coesistere in un sistema fiscale rinnovato. La sfida sarà assicurare che questa innovazione contribuisca non solo a ridurre l’evasione, ma anche a creare un contesto economico più equo e sostenibile, dove il progresso collettivo e l’integrità fiscale procedano di pari passo.
Vincenzo Castellano è fiscalista e segretario dell’associazione Italia del Meridione
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