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Un momento fondamentale per riflettere sul genere umano

Scrivere del Giorno della Memoria suscita sempre un rilevante coinvolgimento emotivo in quanto l’umanità ha una cicatrice che mai si lenirà e la memoria di ciò, in ognuno di noi, conserverà il dolore di tale ferita.

Il 27 gennaio si celebra l’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte delle armate sovietiche.

Questa data, segna la fine di uno dei periodi più tragici e bui della storia dell’umanità e fu scelta dal Parlamento italiano con la legge numero 211 del 2000 in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

Anche quest’anno il Ministero dell’Istruzione e del Merito partecipa alla celebrazione di tale memoria invitando le istituzioni scolastiche a promuovere iniziative di studio, formazione e sensibilizzazione che possono coinvolgere l’intera comunità scolastica, stimolando il confronto tra e con le nuove generazioni, affinché “il ricordo delle vittime dell’Olocausto diventi esempio di vita e di lotta alla discriminazione culturale, religiosa, etnica, o razziale”.

La Giornata della Memoria è, pertanto, un promemoria fondamentale per fermarsi e riflettere su uno dei più grandi orrori dei nostri tempi e siamo tutti chiamati a educare le nuove generazioni a lottare contro il razzismo e la discriminazione, in tutte le sue forme a partire dall’ambiente scolastico e coinvolgendo sinergicamente tutte le agenzie di socializzazione e formazione.

Occorre partire da una corretta educazione, cominciando dai bambini, allenandoli sempre più a pensare nel rispetto dell’altro, a indignarsi e a contrastare ogni forma di razzismo.

Spiegare l’Olocausto ai bambini non è semplice ma si potrebbe introdurre il tema della discriminazione e dei suoi effetti attraverso delle informazioni associate alle emozioni.

È importante dare modo a loro di fare domande e offrire gli strumenti per riflettere e crearsi un proprio pensiero critico.

Ovviamente ciò deve essere fatto in base all’età e al livello di sviluppo dei piccoli ma creare una propria opinione sugli eventi, può essere fatto fin dalla più tenera età.

Educare le nuove generazioni a pensare è lo strumento migliore che abbiamo per formare persone libere, in grado di prevenire nuove terribili tragedie.

Non basta ricordare, è necessario costruire ponti di interesse formativo tra tutte le istituzioni per creare fondamenta sociali solidamente ancorate a valori di unicità nella comune diversità. Insegnare a pensare è l’arma migliore anche nelle piccole sfide quotidiane perché ognuno di noi può fare, democraticamente, la reale differenza.

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