Le inchieste giudiziarie, la politica travolta dagli scandali e le incertezze economiche in cui versano migliaia di famiglie e imprese restituiscono una fotografia poco rassicurante della Puglia, al pari della Basilicata, del resto del Sud e dell’Italia. Ma davvero tutto è perduto? Davvero la terra in cui sono nati uomini delle istituzioni come Giuseppe Di Vittorio, Aldo Moro e Pinuccio Tatarella (in rigoroso ordine alfabetico), che ha dato al mondo una lezione di umanità accogliendo i 20mila disperati della Vlora, che ha saputo lasciarsi alle spalle un passato di degrado e criminalità fino a diventare la locomotiva dello sviluppo del Mezzogiorno, si è ridotta a un grumo di potere malato e rassegnazione? E, in un simile scenario, quale compito spetta a un giornalismo ancora animato da forte passione civile? Mi pongo questo interrogativo nel momento in cui assumo la direzione de “L’Edicola”, raccogliendo il testimone di Annamaria Ferretti, per me modello di donna prima ancora che di professionista, e la fiducia degli editori Sebastiano e Vito Ladisa, ai quali va ancora una volta il mio ringraziamento.
Non c’è da meravigliarsi del fatto che sempre più pugliesi e lucani – e, più in generale, italiani – cedano alla disperazione, alla rabbia e alla protesta. Succede perché, da almeno trent’anni a questa parte, la politica ha smesso di parlare alla gente e di indicarle la strada verso un futuro di speranza, rinnovamento e benessere. Crollate le ideologie, il dibattito pubblico si è ridotto a mera astrazione, propaganda e demonizzazione dell’avversario. Ed è così che quella voragine di contenuti è stata colmata dal trasformismo, dalla tendenza a piegare l’interesse pubblico a quello personale e persino dal voto di scambio: tutte patologie dalle quali Puglia e Basilicata sembrano non essere immuni. Ma queste sono fondamenta troppo fragili perché su di esse possa reggersi una comunità che, in massima parte, è ancora costituita da persone oneste e laboriose, animate da un’insopprimibile capacità di riscatto e per nulla disposte a cedere alla rassegnazione.
Ed è qui che il ruolo della stampa e di un giornale come “L’Edicola”, pronto a rinnovarsi e a parlare non più solo alla Puglia e alla Basilicata ma a tutta l’Italia, può risultare decisivo. Se le ideologie sono crollate e gli ideali si sono rivelati ben poca cosa, ciò che serve sono le idee. E per idee devono intendersi proposte per restituire decoro e credibilità alle istituzioni, per efficientare l’attività della pubblica amministrazione, per accompagnare le imprese verso la transizione “verde” e quella digitale, per sostenere i lavoratori e le famiglie in un percorso di crescita morale e materiale, per difendere i diritti delle persone. Il che, più concretamente, significa dare voce alle forze migliori del territorio, avendo come stelle polari valori come riformismo e garantismo. Ed è questo che “L’Edicola” si propone di fare con rinnovato entusiasmo. Perché, come ebbe a scrivere un intellettuale del calibro di Francesco Grisi, “se non possiamo essere giocondi mietitori, dobbiamo essere almeno arditi seminatori”.