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Turismo nelle aree interne: servono mobilità sostenibile e governance efficace

Le aree interne del nostro Paese custodiscono un patrimonio enogastronomico e culturale di inestimabile valore, eppure rimangono spesso ai margini dei flussi turistici principali, quasi nascoste agli occhi del mondo. Borghi medievali che raccontano storie millenarie, tradizioni culinarie tramandate di generazione in generazione, paesaggi che tolgono il fiato e produzioni agroalimentari che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy attendono di essere scoperti, ma si scontrano quotidianamente con una realtà infrastrutturale che ne limita drasticamente l’accessibilità e la valorizzazione, creando un paradosso difficile da accettare in un Paese che dovrebbe vivere di turismo.

L’intermodalità dei mezzi di trasporto verso le aree interne rappresenta oggi una delle principali criticità per lo sviluppo turistico territoriale a livello nazionale. Dalle Alpi agli Appennini, dalla Pianura Padana alle colline toscane, fino ai borghi del Centro-Sud, la progressiva riduzione dei servizi di trasporto pubblico, la carenza di collegamenti coordinati tra diverse modalità di spostamento e l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali creano un divario sempre più marcato tra centri urbani e periferie rurali che attraversa tutto il Paese senza distinzioni geografiche. Il turista moderno, che sia italiano o straniero, abituato alla facilità di spostamento e alla connettività costante nelle grandi città, si trova spesso scoraggiato dalle difficoltà logistiche che comporta raggiungere queste gemme nascoste distribuite su tutto il territorio nazionale.

Treni regionali con orari incompatibili sia in Lombardia che in Calabria, autobus che non rispettano le coincidenze tanto in Veneto quanto in Sicilia, percorsi ciclopedonali interrotti dalle Dolomiti alla Majella e sistemi di car sharing inesistenti da Nord a Sud sono solo alcune delle barriere che ostacolano l’accesso alle nostre aree interne, indipendentemente dalla loro collocazione geografica.


Parallelamente al problema della mobilità fisica, esiste un’altrettanto grave carenza nella comunicazione istituzionale che caratterizza l’intero territorio nazionale. La mancanza di una strategia di comunicazione efficace “top-down” impedisce che le potenzialità turistiche dei territori raggiungano i mercati di riferimento, sia che si tratti dei borghi alpini del Piemonte, dei paesi medievali dell’Umbria o dei centri storici della Puglia. Siti web comunali obsoleti, assenza di piattaforme digitali integrate, scarsa presenza sui social media e mancanza di coordinamento tra enti locali contribuiscono a rendere invisibili realtà che meriterebbero ben altra visibilità, creando un problema sistemico che attraversa tutta la penisola senza eccezioni. Questo vuoto comunicativo non si limita alla semplice mancanza di informazioni, ma si estende alla totale assenza di una narrazione coordinata che sappia raccontare l’unicità dei territori e delle loro eccellenze.

Uno degli aspetti più emblematici di questa situazione riguarda l’utilizzo dell’imposta di soggiorno, una risorsa che secondo l’art. 4 co. 1 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, dovrebbe essere “destinata a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali”. Tuttavia, la genericità della normativa e la sua suscettibilità di interpretazione hanno portato molte amministrazioni a utilizzare questi fondi per finalità diverse da quelle previste. Il meccanismo del “doppio dividendo” – che permetterebbe di ridurre la pressione fiscale sui residenti reinvestendo i proventi turistici – rimane spesso inattuato, privando i territori di risorse preziose per il loro sviluppo e trasformando quello che dovrebbe essere uno strumento di crescita in un semplice capitolo di bilancio generico.

La strada per invertire questa tendenza non richiede investimenti colossali o rivoluzioni amministrative, ma una diversa allocazione delle risorse esistenti che dimostri lungimiranza e visione strategica. Basterebbe destinare appena il 10% delle spese comunali dedicate a feste, sagre, concerti e fuochi d’artificio verso progetti strutturati di miglioramento della mobilità e della comunicazione turistica. Questo modesto riorientamento di risorse, se affidato a società specializzate o associazioni competenti nel settore, potrebbe generare risultati straordinari e duraturi nel tempo. Gli interventi sulla mobilità dovrebbero concentrarsi sulla creazione di hub intermodali nei centri di valle per facilitare i collegamenti verso i borghi, sullo sviluppo di servizi di navetta elettrica o a chiamata per l’ultimo miglio, sulla realizzazione di percorsi ciclabili e pedonali che colleghino i punti di interesse e sull’implementazione di sistemi di bike sharing e car sharing dedicati al turismo rurale.

Per quanto riguarda il potenziamento della comunicazione, le priorità dovrebbero includere lo sviluppo di piattaforme digitali integrate per la promozione territoriale, come nel caso virtuoso del Comune di Pietrelcina, la creazione di contenuti multimediali professionali per raccontare le eccellenze locali, la formazione del personale turistico locale sulle tecniche di accoglienza e comunicazione, coinvolgendo anche le Pro Loco più dinamiche e innovative, quelle gestite da persone con visione moderna e non ancorate a modelli organizzativi superati. La chiave del successo risiede nell’affidamento di questi progetti a soggetti realmente competenti, perché troppo spesso le amministrazioni locali improvvisano soluzioni turistiche senza il supporto di professionisti del settore.

Società specializzate in destination management, associazioni di categoria con esperienza consolidata e consulenti esperti in marketing territoriale possono trasformare investimenti modesti in risultati significativi, analizzando i flussi turistici esistenti e potenziali, progettando soluzioni di mobilità sostenibile e integrate, sviluppando strategie di comunicazione mirate e efficaci, formando il personale locale per massimizzare l’impatto degli interventi e monitorando continuamente i risultati ottenuti per ottimizzare le performance nel tempo. Il futuro del turismo nelle aree interne passa necessariamente attraverso un cambio di paradigma che non richiede mega eventi costosi e impattanti, ma interventi mirati, sostenibili e professionali che valorizzino le autentiche peculiarità territoriali senza snaturarle.

La ricchezza enogastronomica dei nostri borghi, distribuita capillarmente su tutto il territorio nazionale, unita al patrimonio culturale e paesaggistico che caratterizza ogni regione italiana, rappresenta un asset competitivo unico a livello mondiale. Tuttavia, senza adeguate infrastrutture di mobilità e strategie di comunicazione efficaci, questo patrimonio rimane inaccessibile ai più, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, creando una perdita di opportunità che coinvolge l’intero sistema Paese. Il momento per agire è ora, perché la crescente domanda di turismo esperienziale e sostenibile, accelerata anche dagli effetti della pandemia, offre alle aree interne un’opportunità storica che non possiamo permetterci di sprecare.
I viaggiatori di oggi cercano autenticità, contatto con la natura e esperienze genuine, esattamente quello che i nostri territori sanno offrire meglio di chiunque altro al mondo.

Investire quel 10% delle risorse attualmente destinate a eventi effimeri in progetti strutturali di lungo termine significa scegliere un modello di sviluppo che guarda al futuro con responsabilità e consapevolezza, trasformando le nostre aree interne da destinazioni di nicchia a mete accessibili e desiderabili, capaci di generare economia reale e occupazione stabile per le comunità locali. La sfida è aperta e la posta in gioco è alta: sapremo cogliere questa opportunità o continueremo a sprecare il nostro straordinario patrimonio territoriale, lasciando che il tempo e l’incuria facciano il loro corso irreversibile?

La risposta dipende dalla lungimiranza delle nostre amministrazioni e dalla capacità di mettere al centro competenza, sostenibilità e visione strategica, perché il turismo delle aree interne non è solo un’opportunità economica, ma una responsabilità verso le generazioni future che impone di preservare e valorizzare il nostro patrimonio territoriale per garantire sviluppo sostenibile e identità culturale per i decenni a venire.

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