Tu non puoi capire – Quel “diavolo” dell’ansia

L’ansia da prestazione è molto comune e può colpire chiunque si trovi sotto pressione per un compito importante o un traguardo da raggiungere. Deriva dalla paura di deludere le aspettative altrui e di non essere all’altezza. Ne sa qualcosa Chiara Ferragni, che prima di condurre il Festival di Sanremo ha sperimentato un forte attacco di ansia, come lei stessa ha raccontato nella sua docuserie I Ferragnez.

Nonostante il successo planetario ottenuto negli anni grazie al suo lavoro da imprenditrice digitale, anche Chiara ha provato momenti di forte insicurezza e panico all’idea di non svolgere al meglio quel ruolo così importante.

Ammettendo la propria ansia, ha mostrato di essere umana proprio come noi. Del resto, l’ansia da prestazione è un meccanismo psicologico del tutto naturale che può presentarsi in molte circostanze della vita quando ci sentiamo osservati e giudicati. Spesso deriva dal terrore di deludere le aspettative altrui e dal dubbio di non essere adeguati. Questa paura può farsi sentire ancora più intensamente per chi, come i personaggi famosi, è abituato a ricevere sempre consensi e applausi, perché il rischio di perdere la stima del pubblico diventa più alto.

I social network hanno sicuramente contribuito ad alimentare le attese dei fan, abituati a vedere i propri idoli sempre sicuri di sé e privi di vulnerabilità. In realtà, nessuno è esente dal provare ansia di fronte a sfide sconosciute o da compiti che implicano grande responsabilità.

Ha preferito abbattere il muro dell’apparenza per apparire autentica, reale e imperfetta proprio come i suoi fan. Ha normalizzato un’emozione comune che spesso si tende a nascondere.

L’attesa di dover dimostrare il nostro valore e di non deludere le aspettative, proprie o altrui, agisce come una spada di Damocle sulla nostra serenità. Ci sentiamo esposti al giudizio altrui come cavie in attesa del verdetto finale temendo l’insuccesso come la peggiore delle brutte figure, quasi una macchia indelebile sulla nostra reputazione. Si insinua il tarlo del dubbio: e se non fossi all’altezza? Se non ce la facessi? Così come probabilmente è successo a molti nel corso della vita, sia quando abbiamo dovuto parlare in pubblico, sostenere esami importanti o affrontare prove determinanti per il lavoro.

Dentro di noi c’è sempre quel “diavolo” che mette in dubbio anche le certezze più solide. In quei momenti è facile lasciarsi sopraffare dalla paura. Ma come disse Franklin D. Roosevelt “l’unica cosa da temere è la paura stessa”: non bisogna farsi paralizzare dall’ansia, bensì usarla come stimolo per dare il meglio di sé.

Ammettere le proprie insicurezze rende i personaggi famosi più umani e vicini alla gente comune, che può riconoscersi nelle loro fragilità. Non sono mancati a Chiara gli hater che l’hanno accusata di volersi far pubblicità sfruttando le proprie debolezze, ma resta un dato di fatto che esporsi non è mai semplice, chiunque tu sia.

Ciononostante, gestire l’ansia da prestazione è possibile attraverso alcuni accorgimenti: riconoscere le proprie emozioni anziché nasconderle; accettare con umiltà i propri limiti senza pretesa di perfezione; trasformare la paura in motivazione anziché farsi paralizzare; chiedere aiuto senza vergogna quando se ne ha bisogno.

La mia esperienza personale mi ha insegnato quanto sia importante accettare i propri punti deboli invece di negarli. Ammettere le mie fragilità davanti agli altri mi ha permesso di creare rapporti più autentici. Inoltre, concentrandomi sugli obiettivi anziché su eventuali insuccessi, ho trovato la carica giusta per dare il meglio.

E sapere di poter contare sull’aiuto delle persone vicine nei momenti di difficoltà è stato liberante. Certo, le insicurezze fanno ancora capolino, ma ora so come gestirle grazie alle lezioni apprese.

Quando mi sono trovata ad affrontare l’esame più importante, quello su cui avevo puntato tutto, andando contro ogni schema, invece che bloccarmi nella paura ho usato l’ansia come propulsore. Il segreto sta nell’essere consapevoli dei propri limiti con umiltà, ma nel coltivare al tempo stesso l’amore per se stessi. Solo così si potrà vivere appieno e superare anche le sfide più ardue.

Bisogna accettarsi con realismo per ciò che si è, ma allo stesso tempo avere fiducia nelle proprie capacità. Scrivendovi della mia esperienza non voglio certo propormi come modello, ma semplicemente riflettere assieme su un tema che credo coinvolga un po’ tutti, in un modo o nell’altro, nel corso della vita. Come disse Eleanor Roosevelt “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”. Non lasciamoci bloccare dalla paura, continuiamo a inseguire i nostri obiettivi e sogni nonostante le insicurezze. Insieme potremo farcela.

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