Il successo e l’ambizione sono concetti che ormai valgono la celebrazione del singolo nella nostra società, spingendo costantemente a cercare di raggiungere nuovi traguardi. Ma la nostra visione del successo è corretta oppure è offuscata dal clamore che spesso viene generato dai social? Le persone, in ogni contesto, stanno rimarcando la necessità e la volontà di trovare un equilibrio tra le aspirazioni professionali e la serenità interiore. Tutto questo, viene da sé, non ha bisogno di clamori esterni per avere validità e da qui, cercando di ridefinire il percorso verso la felicità che emerge il concetto di “ambizione silenziosa”.
Dobbiamo pensarla come la forza interiore che spinge a migliorarci costantemente, una corrente sotterranea potente ma invisibile all’occhio esterno e che non esiste per compiacere gli altri, per ottenere status sociale, ma solo e unicamente per la nostra crescita professionale. È come un giardiniere che cura con dedizione il proprio giardino, non per vincere concorsi o impressionare i vicini, ma per la gioia che deriva dal vedere i fiori sbocciare e le piante crescere rigogliose.
Strano da immaginare no? Eppure è realtà. La vera realizzazione è quella che avviene fuori dai riflettori e dimostra che le persone che hanno veramente successo, non sono necessariamente quelle che ostentano i loro risultati, ma quelle che hanno trovato un senso di appagamento nel loro percorso, preservando l’autenticità personale più che le aspettative.
Le domande che guidano tutto questo sono: Cosa voglio veramente dalla vita? Quali sono i valori che guidano le mie scelte? Non è sicuramente facile, viste le pressioni sociali che ci sono anche nel perseguire una strada che è scritta da altri ma che sembra essere l’unica riconoscibile come positiva.
È un po’ come avviene nel meraviglioso film di Wim Wenders “Perfect Days” in cui si racconta la bellezza dell’ordinario ma vissuto con lentezza e gioia, che si ritrova nelle singole routine, nel “mono no aware” (la partecipazione emotiva alle cose).
Essere in pace con sé e con le proprie scelte è uno dei massimi livelli di consapevolezza, di quadratura di valori e aspirazioni più profonde che prescindono dal giudizio sociale. Questo porta, però, a dover usare maggiormente un metro che si chiama gentilezza, principalmente verso noi stessi. Ricordiamoci che siamo sempre esseri umani, non macchine. La mente e il corpo hanno bisogno di cura e attenzione costante, quindi imparare ad ascoltare i segnali che ci inviano, rispettare i nostri limiti, celebrare i nostri progressi è la chiave per un successo duraturo e appagante.
Non vuol dire rinunciare alle proprie ambizioni o accontentarsi, è esattamente il contrario. Significa avere fiducia in sé, resistere ai dubbi che sorgono lì dove il risultato non è visibile e riconoscibile. È un viaggio che può deviare il percorso perché le nostre aspirazioni possono cambiare nel tempo e questo richiede una grande flessibilità ed evoluzione.
Allora, poniamoci una domanda: c’è spazio per un approccio più riflessivo e personale alla realizzazione in questo mondo frenetico? La risposta è un deciso sì. L’ambizione silenziosa non solo ha spazio, ma potrebbe essere la chiave per una vita più equilibrata e appagante. Ci offre un nuovo paradigma per pensare al successo e alla realizzazione personale, invitandoci a un viaggio di auto-scoperta e di crescita autentica. In un mondo che spesso ci spinge a gridare le nostre ambizioni dai balconi, forse la vera rivoluzione sta nel coltivarle in silenzio, con pazienza e dedizione, lasciando che i risultati parlino da soli.
È quello che hanno dichiarato i ragazzi de “Lo Stato Sociale”: «Smettere di correre a questo punto è necessario. Dovremo riprenderci in mano la gioia». Andiamo a vivere “Una vita in vacanza”, o no?