Tu non puoi capire – Il bello della leggerezza

Ed il libro “Tu non puoi capire” si prende una piazza, quella Tre Santi di Bisceglie oggi alle 21.30 tra gli incontri presenti in Libri nel Borgo Antico. Da una frase sentita ripetuta troppe volte è nato prima un libro e poi questa rubrica, la dimostrazione che anche quando pensiamo che tutto vada al contrario o non ci sentiamo all’altezza, le cose cambiano se non molliamo.

Perché diciamolo chiaramente, per quanto ci sforziamo di credere in noi stesse, di essere convinte del ns potenziale, di non indietreggiare davanti alle difficoltà, resta sempre il fatto che se intorno a noi ci sono tanti detrattori un pochino, pochino, ci sentiamo manchevoli. Poi si può anche iniziare a pensare di non essere all’altezza, di sentirsi sempre giudicate, di dover dimostrare, accumulando stress inutile, di poter raggiungere qualsiasi traguardo perché a NOI piacciono le sfide. Sentite che aria di castroneria sta aleggiando? Quanta energia negativa? E tutto perché sin da piccoli ci dicono che non si può cedere senza lottare, che se ci offendono dobbiamo reagire dimostrando ciò che valiamo, e così via. Arriviamo ad un punto in cui non capiamo più chi siamo ma abbiamo accumulato così tanta voglia di non deludere le aspettative che facciamo la fine del virruzzo- quel magnifico gioco molto conosciuto a Bari che, inizialmente, si giocava in due. I due contendenti si lanciavano insieme le trottole e quella che si fermava prima rimaneva “sotto”. Da lì l’avversario poteva vibrare una serie di colpi con la punta della propria trottola su quella nemica che, se sopravviveva, accedeva al secondo lancio e così fino a quando si decretava il vincitore. Quindi noi giriamo come le trottole, alla ricerca di qualcosa che ci fermi ma ci soddisfi che ci dia un posto al sole e che, contemporaneamente, non deluda chi ci circonda.

Ma di che mi preoccupo! Una vita vissuta a colpi di Tu non puoi capire e sono qui a cercare di spiegare qualcosa a chi ritiene, forse, di aver compreso il vero senso della vita. E qui si apre un nuovo volo pindarico, quello dei ricordi giovanili, di un’estate parigina vissuta con dei ragazzi austriaci con i quali comunicavo in un inglese stentato, ma con i quali ho vissuto dei momenti meravigliosi tra cui andare a vedere “Il senso della vita” dei Monty Python a Parigi in francese con sottotitoli in inglese. E lì scoprire il bello della leggerezza, quella sensazione che ti pervade quando non te ne frega del giudizio degli altri, quando anche non capendo nulla di ciò che si dice ridi al momento giusto e di cuore, quando arrivi a fine giornata e ti ritiri in hotel sapendo di trovare tua madre arrabbiata e preoccupata, ma tu sei così felice da stamparle un bacio in fronte e dirle, finalmente, che le vuoi bene. E senza bere nulla eh!

Beh, ma forse vi starete chiedendo se alla fine ho capito qualcosa o se questo articolo è uno scritto di una folle in una caldissima domenica di Agosto. Sì alla fine ho compreso che tutto si può realizzare non avendo paura di mettersi in discussione e iniziando a lamentarsi meno. Ammettere di non saper fare qualcosa, di non avere le giuste competenze per tutto non è un limite ma è la spinta propulsiva alla crescita e allo sviluppo. Si parla tanto di talenti in fuga dalla Puglia e si cerca, come il pifferaio magico che porta i topi a morire, di attirarli con 9000 posti di lavoro, con la bellezza del ns mare, del south working, della focaccia e del buon cibo, ma non si considera il bisogno di sentirsi realizzati e di avere strumenti e servizi all’altezza delle proprie aspettative. Perché basta andare poco fuori e scoprire che tutto funziona e che per far questo servono organizzazioni meno legate a logiche solite e persone che si vedano riconosciute il proprio talento. Quello che ricordiamo nel pieno delle campagne elettorale e sistematicamente dimentichiamo quando dobbiamo ascoltare e mettere in piedi progetti che parlino di e con le persone.

Ogni anno la stessa storia. In estate orde di turisti, appassionati o delusi poco importa, giornali che decantano la Puglia ma che, al contempo, sottolineano la mancanza di collegamenti, infrastrutture, taxi, wifi. Inizia già a suonare – la sentite- la canzone di tanti anni fa dei Righeira “l’estate sta finendo” che unita a “non tengo dinero” ci porta verso la ripresa, lenta e tanto triste (anche chi è felice per solidarietà dice di essere triste, ndr) della solita routine, del traffico, della scuola ma…attenzione eh, prima di dare l’inizio alle danze c’è la Fiera del Levante e ne vedremo delle belle!

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