Tu non puoi capire – È ora di dire BASTA

Il mese di Novembre è passato e con lui, almeno per quanto attiene come interesse sui social, tutto il movimento contro la violenza sulle donne. Un clamore mediatico giusto, rumoroso e doveroso in ricordo delle vittime di femminicidio con un’attenzione in più per Giulia Cecchettin e un’attenzione in meno per Meena Kumari e Vincenza Angrisano uccise, entrambe, il 28 novembre.

Non riesco a spiegarmi il perché ma riporto quanto noto e devo essere sincera mi fa rabbia. Se lo scopo è quello di sensibilizzare le persone e attenzionarle, se lo scopo è far aumentare la consapevolezza verso una responsabilità che deve essere parte di ogni persona, come mai sembra quasi che si segua un trend più che un interesse sociale?

Quando viene uccisa una persona è sempre una sconfitta, perché nessuno è stato in grado di evitarla. Quando viene uccisa una donna che magari, come nel caso di Vincenza Angrisano, giorni prima si era recata in ospedale a seguito delle percosse ricevute dal marito, forse dovremmo interrogarci maggiormente per capire cosa veramente si fa per cercare di aiutare, prevenire, soccorrere.

Non si può continuare a fingere che qualcosa esista sempre “nel mondo delle altre”, che la violenza sia figlia di un sistema malato che a noi non può mai toccare. Ogni persona è coinvolta attivamente in questo processo molto malato ma che spesso si arrocca dietro frasi standard, utilizzate più per assonanza che per conoscenza (vedasi patriarcato, femminismo), quasi a voler inneggiare dei bias/pregiudizi con cui incaselliamo le situazioni dentro delle scatole “già note” che operano come ancoraggi, e quindi facili da “maneggiare”.

E poi ricordiamoci sempre che la violenza non passa solo da quella fisica ma cresce e si alimenta on line. Basta pensare che da gennaio a ottobre di quest’anno le donne che hanno denunciato perché vittime di minacce online sono state 371, il 24% in più rispetto alle 347 dello stesso periodo dell’anno scorso. Un fenomeno in crescendo che porta delle ripercussioni gravissime sulla vita pubblica e privata di una donna perché non si sente più sicura. È come avere la sensazione perenne che qualcuno ci insegua, che sa tutto di noi e che non sarà mai punito, perché on line ci si può nascondere dietro uno pseudonimo, si possono alimentare community di odio o di persecuzione più facilmente di quelle a sostegno in quanto (basta andare on line per verificare ciò che dico) le difficoltà degli altri sembrano favorire il benessere di molti.

Si gode in modo indegno del male che si può arrecare e si giustifica ogni cosa. Sempre per il motto che “se l’è cercata”, “a me non può succedere” “è tutta colpa dell’educazione e della famiglia” etc etc etc.

Eppure dico BASTA, non ci siamo stancati di vivere in un sistema che ci pone costantemente gli uni contro le altre? Che cerca un capro espiatorio senza capire che non si può continuare a parlare di inclusione favorendo la diversità intesa come estraniazione, che non si può parlare di “persone al centro” e poi si favoriscono politiche di repressione. E va bene che la coerenza è andata a farsi un bagno da tanto tempo e non è ancora ritornata ma, di controparte, se aspiriamo ad un mondo nel quale davvero ogni persona si senta accettata e rispettata forse, sottolineo più volte il forse, dovremmo fermarci e riflettere.

Con un sano e profondo senso critico leggiamo le notizie e i dati non rimanendo indifferenti “In Italia, 1 donna su 3 è vittima di violenza, l’80% non denuncia e lo dice solo agli amici. Il 31% delle donne in Italia ha subìto atti violenti. Il 42% dei casi ha temuto per la propria vita, l’80% delle vittime non ha denunciato. 1 donna su 5 è stata picchiata, 1 su 3 ha subito costrizioni e obblighi di comportamento, 1 su 5 è vittima di violenza sessuale” (fonte: Istat, Stereotipi di genere e immagine sociale della violenza). E non pensate che certi fenomeni nascano in età matura ma già tra i banchi di scuola la violenza, per esempio quella on line, si sviluppa tra le “battute” dei compagni, cresce sui social network con i commenti sessisti ai post, si diffonde con gli insulti in un crescendo di like e condivisioni che portano, dalle parole alla violenza reale.

Nel suo report sul fenomeno, “Free and s@fe online”, la Polizia postale e delle comunicazioni dà a tutte le donne – mamme, mogli, figlie, fidanzate – una serie di consigli preziosi su come difendersi. Andate a leggerlo e iniziate a fare mente locale se state vivendo qualche situazione simile. Chiedete aiuto, denunciate e non pensate di poter risolvere tutto da sole. Non siamo Wonder Woman o Superman, siamo persone con un unico e solo superpotere: essere umani!

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