Hands off (Giù le mani) e Trump golfs while Usa burns (Trump gioca a golf mente gli Usa bruciano): due degli slogan delle proteste anti-Trump negli “States”, dopo la guerra dei dazi innescata dal novello pioniere di un nuovo Far West. Non è detto, però, che la dissennata politica commerciale innescata dal presidente degli Usa, apra la strada ad una nuova “Golden Age”; è probabile, invece, che finisca per ripercuotersi negativamente anche sul sistema economico americano, non tanto e non solo per l’inevitabile scudo di difesa che l’Europa, per quanto “sparpagliata”, prima o poi riuscirà ad opporgli, ma anche perché la Cina (che non è l’Italia) non gliele manderà certo a dire.
Con la sua economia, diversificata e resiliente, che ha permesso alla “lóng de chuánrén”, ai “discendenti del drago”, di trasformare la sua economia, passando da una produzione basata su beni a basso costo a una leadership in settori ad alta tecnologia, saprà ben giocare il suo ruolo nel commercio globale e non è escluso che il drago cinese, non faccia uscire spennata l’aquila americana. Non è necessario essere esperti economisti, per rendersi conto che il sistema elaborato dal Dipartimento del commercio cui Trump ha affidato il calcolo dei dazi che stanno terremotando borse e mercati si basa esclusivamente sul deficit commerciale, cioè su quella situazione che si verifica quando le importazioni superano le esportazioni. Prendiamo l’esempio del vino: l’Italia esporta molti più vini negli Stati Uniti di quanto ne importa. Embé? È colpa dell’Italia se le preferenze dei consumatori americani vanno alla riconosciuta qualità dei vini italiani? Possibile che i moderni “visi pallidi” alla corte di Trump non sappiano che il commercio mondiale è qualcosa di molto più serio e complesso di una equazione che fa acqua da tutte le parti?
È un ritorno al Far West, a quelle forme di espansione verso Ovest, soprattutto tra il 1800 e il 1890, che oggi sono pressoché universalmente riconosciute come una forma di colonialismo interno e di oppressione sistematica nei confronti delle tante tribù dei nativi indigeni: conflitti e massacri da parte dell’esercito o di coloni armati; trattati non rispettati, prima firmati e poi puntualmente ignorati; espropriazioni forzate (si pensi al “Trail of Tears”, il Sentiero delle Lacrime, in cui migliaia di Cherokee furono costretti a marciare per oltre mille chilometri verso terre sconosciute, con enormi perdite di vite). I “visi pallidi” non avevano alcuna ragione per calpestare i diritti umani di intere civiltà; non avevano alcuna giustificazione che andasse oltre il concetto di una presunta superiorità morale, fatta derivare dall’idea di un “Destino Manifesto”, fondato sull’assunto che i “bianchi” fossero chiamati ad una sorta di missione divina finalizzata a “civilizzare” l’Ovest.
Quella che per molti “visi pallidi” era la “golden age”, per le tribù dei Sioux, dei Lakota, dei Dakota, dei Cheyenne, degli Apache, dei Navajo, dei Comanche, dei Cherokee, degli Arapaho e di tante altre civiltà indigene che abitavano quelle terre era solo distruzione e cancellazione di diritti e dignità di popoli, le cui ferite profonde sono ancora oggi presenti nei volti e nel ricordo dei discendenti delle tribù sopravvissute. Che dire? Questo novello “viso pallido” fa diventare ancora più simpatici quei leggendari capi indiani come Cavallo Pazzo, Geronimo e Toro Seduto. Tatanka Iyotake, alias Toro Seduto, il leggendario capo indiano della Tribù Lakota (Sioux), viene spontaneo immaginarlo mentre, ergendosi dalle praterie dell’etica e dell’ecologia indigena del Grande Manitou, si rivolge a Trump: «Tu che porti il fuoco del commercio e il tuono dei dazi, ascolta la voce che viene dal vento, dal fumo sacro e dalle ossa della Terra. Io sono Toro Seduto, figlio delle Grandi Pianure, guardiano del popolo Lakota. Parlo da dove corrono liberi i cavalli spirito, da dove l’aquila non conosce confine. I tuoi mercati sono pieni, ma il tuo cuore è vuoto. Usi il potere per dividere, come i fiumi ghiacciati d’inverno. Ma chi divide la Terra, divide sé stesso. Quando i visi pallidi vennero, portarono ferro e fuoco, ma anche parole su carta che bruciavano come menzogne. Ora tu alzi muri invisibili fatti di numeri, tariffe e paura. È lo stesso spirito, solo con nuovi abiti. Ricorda: nessun uomo possiede la Terra. Nessun uomo può combattere il vento o mettere dazi sulla pioggia. Non è con l’avidità che si onora il futuro, ma con l’equilibrio. Non è con la forza che si guida un popolo, ma con la saggezza. Fermati. Ascolta non il frastuono dei tuoi consiglieri, ma il battito della Terra. Solo chi cammina con rispetto non lascia orme che il tempo cancella».
Mentre scriviamo apprendiamo che Trump avrebbe “sospeso” per 3 mesi i dazi. Che abbia già ricevuto il “messaggio” di Toro Seduto e ci stia ripensando?
Bentornato,
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