Tempo fa, ho assistito ad una scena simpatica e curiosa, che mi torna spesso in mente: due cani di taglia media si azzuffano davanti casa per un pezzo di cibo, finché non arriva un terzo cane, molto più grosso, che rivendica tutto per sé. I due animali, anziché continuare a litigare, si guardano, capiscono il pericolo comune e diventano improvvisamente alleati. Pensando all’attuale scenario, così mi sembra di rivedere i rapporti tra America, Russia e Cina. Provo a tradurre questa immagine in chiave geopolitica: gli Stati Uniti e la Russia, storicamente rivali, si sono contesi per decenni l’influenza globale, litigando su ogni fronte. Ma ecco spuntare la Cina, il vero colosso economico e politico che minaccia di prendersi tutto il bottino. L’impero del capitale è stato battuto sullo stesso suo terreno dai post comunisti cinesi. Ed ecco che lo scenario cambia.
Ricordo di questi giorni la notizia della morte di Boris Spassky, leggendario campione russo di scacchi, diventato famoso per la «sfida del secolo» disputata nel 1972 contro il rivale americano Bobby Fischer, negli anni in cui le tensioni tra Usa e Urss erano all’apice a causa della guerra fredda, vissuta proprio come una «prosecuzione» di quel braccio di ferro politico. Gli Usa, che ieri dipingevano Mosca come il nemico assoluto, l’Impero del male, oggi non possono permettersi di spingerla troppo nelle braccia di Pechino, perché il vero avversario da battere non è il Cremlino, ma la fabbrica del mondo. La Russia osserva, calcola, gioca su due tavoli. E l’Europa?
Certo, potremmo dire che, in un certo senso, volente o nolente, l’Europa ha sempre giocato di rimessa, evitando di esporsi troppo e adattandosi agli equilibri di potere nell’agone in cui si forgia il timbro del vincitore. In questo modo, potrebbe beneficiare di qualunque ordine mondiale emerga dopo lo scontro Usa-Cina-Russia. In ogni caso, tra crisi energetica, dipendenza militare dagli Usa e frammentazione politica, il Vecchio Continente rischia comunque di essere irrilevante nello scacchiere globale, sempre più vittima sacrificale, immolata sull’altare di una dipendenza culturale ed economica che la rende spettatrice, più che protagonista.
Ma il vero pericolo è che l’Europa non sia solo spettatrice, ma bottino di guerra, con un ruolo sempre più marginale e subordinato, sia economicamente che militarmente, se rimane nell’orbita statunitense o di diventare una periferia economica del nuovo ordine cinese, senza contare che già oggi si trova tra due fuochi, ancora più divisa tra chi vuole restare fedele a Washington e chi cerca aperture verso Mosca o Pechino. In un mondo che cambia rapidamente, il rischio è che chi non decide non sopravvive, ma viene deciso da altri. Staremo a vedere. Il grande gioco continua, con gli Stati Uniti che, come sempre, mirano a due obiettivi in uno: condizionare gli equilibri in Europa e tenere la Russia a portata di mano. Due cani che smettono di azzuffarsi quando arriva un lupo.
Bentornato,
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