Un dramma che affligge la società contemporanea è, senza dubbio, rappresentato dalla schiavitù indotta dalle dipendenze patologiche, quest’ultime una dolorosa piaga che deve essere contrastata e curata. Ovviamente, la Scuola deve esercitare, anche in tal senso, una azione sociale adeguata ed efficace.
Le dipendenze patologiche non sono più un fenomeno circoscritto all’abuso di sostanze. Sono un labirinto complesso che abbraccia una vasta gamma di comportamenti compulsivi, da quelli legati alle sostanze a quelli comportamentali come il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da internet e lo shopping compulsivo.
Comprendere questo fenomeno richiede uno sguardo che vada oltre la superficie, analizzando le dinamiche neurobiologiche, psicologiche e sociali che ne stanno alla base.
Tale sguardo deve essere attento e scrupoloso, al fine di individuare varchi di fragilità e intervenire in maniera proattiva e sinergica. Ruolo fondamentale, in tale direzione, deve essere esercitato dai Docenti, nell’ambito dei gruppi classe.
Aspetti clinici e meccanismi neurobiologici
La dipendenza non è un fallimento morale, ma una vera e propria malattia del cervello. Il circuito della ricompensa, un sistema cerebrale fondamentale, gioca un ruolo cruciale. Quando si assume una sostanza si compie un’azione gratificante, questo circuito rilascia dopamina, un neurotrasmettitore legato al piacere e alla motivazione. L’uso ripetuto di una sostanza o la reiterazione di un comportamento iperstimola questo sistema, portando a un’alterazione della sua funzionalità. Il cervello si adatta, e per ottenere lo stesso effetto sono necessarie dosi o intensità maggiori (tolleranza). Allo stesso tempo, l’assenza della sostanza o del comportamento provoca sintomi di astinenza, come ansia e depressione. In questo stadio, la persona non cerca più il piacere, ma cerca di evitare il dolore dell’astinenza, rimanendo intrappolata in un circolo vizioso. La scuola deve disarmare l’accanimento al dolore e alla dipendenza, creando, di contro, circoli virtuosi.
La diagnosi di una dipendenza si basa su criteri specifici, tra cui la perdita di controllo, il craving (un desiderio incontrollabile), la tolleranza e l’astinenza, oltre al persistere del comportamento nonostante le conseguenze negative sulla vita della persona.
Dinamiche psicologiche e comorbidità
Le dipendenze hanno profonde radici psicologiche. Spesso, la sostanza o il comportamento dipendente vengono usati come un meccanismo di coping disfunzionale per gestire emozioni dolorose, traumi o stress. La dipendenza agisce come una sorta di anestetico emotivo. I principali fattori di rischio psicologici includono la presenza di disturbi mentali preesistenti (ansia, depressione), esperienze traumatiche e un’autostima bassa.
Ecco perché la Scuola, quale Comunità Educante, deve timolare l’affermazione positiva della consapevolezza del proprio se’, evitando contraccolpi e secondo un’affermata pedagogia Quintiliana reprimendo la punizione corporale e promuovendo la delicatezza.
Un aspetto clinico fondamentale è la comorbidità, ovvero la presenza simultanea di una dipendenza e di un altro disturbo mentale. La relazione tra questi disturbi è spesso bidirezionale: la dipendenza può esacerbare i sintomi di un disturbo mentale, e un disturbo mentale può aumentare il rischio di sviluppare una dipendenza. Per questo motivo, un trattamento efficace deve essere integrato, affrontando contemporaneamente la dipendenza e gli altri problemi psicologici.
Una vulnerabilità specifica
Le dipendenze rappresentano una sfida sempre più urgente tra i giovani, a causa di specifiche vulnerabilità legate al loro stadio di sviluppo. Il cervello adolescenziale, con la sua corteccia prefrontale ancora immatura, rende i giovani più inclini a comportamenti impulsivi e alla ricerca di sensazioni forti. La pressione dei pari, l’accessibilità a sostanze e la normalizzazione di certi comportamenti a rischio sono ulteriori fattori che aumentano la loro vulnerabilità.
A questo si aggiungono le nuove dipendenze legate alla tecnologia, come la dipendenza da internet, da social media e da videogiochi. Questi comportamenti attivano il circuito della ricompensa in modo simile all’uso di sostanze, portando a conseguenze negative come: l’isolamento sociale, problemi di salute mentale e un calo del rendimento scolastico. La prevenzione e l’intervento precoce sono cruciali per offrire ai giovani gli strumenti necessari per un futuro sano.
Un percorso possibile
Il trattamento delle dipendenze è un percorso complesso, ma possibile. Richiede un approccio multimodale che include la psicoterapia (in particolare la terapia cognitivo-comportamentale), la farmacoterapia e il supporto sociale. L’obiettivo non è solo l’astinenza, ma la riabilitazione completa della persona, affrontando le cause profonde della dipendenza e costruendo nuove strategie di coping. Le ricadute non devono essere viste come un fallimento, ma come un’opportunità di apprendimento e rinforzo. Con il giusto supporto e un impegno costante, è possibile uscire dal labirinto della dipendenza e ritrovare il benessere. La campagna di sensibilizzazione e contrasto deve essere pervicace nelle sue modalità applicative, promuovendo l’incontro e il confronto, tra i giovani esposti al rischio e coloro che hanno vissuto il dramma e ne sono fuoriusciti. Questa strategia, spesso utilizzata in ambito educativo, sortisce, quanto meno, l’effetto benevolo della riflessione. Riconoscere l’esistenza di un problema rappresenta il primo step per destrutturarlo e per avviare un processo speculare di risoluzione.
La dipendenza va contrastata con l’ebbrezza salubre della libertà e la Comunità Educante deve educare lo studente a divenire cittadino libero, onde evitare la caduta e/o la ricaduta nella ‘ plebe’ del vizio e nella sudditanza del peccato.
La Scuola deve rendersi protagonista di riqualificazione sociale, come spesso ribadito, in quanto la forza motrice della cultura promuove ravvedimento e virtuosismo.
Bentornato,
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