A Michele Emiliano si può contestare tutto tranne la mancanza di coraggio. In oltre vent’anni di politica attiva il presidente della Puglia ha abituato i colleghi e la stampa a esternazioni spesso e volentieri dirompenti, in linea con una personalità forte e a tratti strabordante. Ma il coraggio, talvolta, non basta a nascondere le contraddizioni. E la lettera con cui il governatore ha invitato dirigenti e dipendenti regionali a interrompere i rapporti con Israele ne è un chiaro esempio, soprattutto se rapportata alle precedenti dichiarazioni dello stesso Emiliano sull’autonomia differenziata.
Quella lettera rappresenta il primo tentativo in Italia di prendere le distanze dal massacro dei civili e dalla violazione dei diritti umani perpetrata dal governo Netanyahu nella Striscia di Gaza. Una decisione “pioneristica”, come tante adottate da Emiliano nel corso della sua ultraventennale carriera da sindaco prima e da governatore poi, e certamente condivisibile nelle finalità. Prendendo una simile iniziativa, però, il presidente della Puglia è andato oltre le competenze assegnategli dalla Costituzione che, all’articolo 117, riconosce allo Stato la competenza esclusiva in materia di politica estera e rapporti internazionali dello Stato centrale.
Ma, all’epoca del dibattito sull’autonomia differenziata, non era lo stesso Emiliano a paventare il rischio che la riforma ipotizzata dal governo Meloni desse vita a «venti Italie diverse?»
Proprio così. Era il 24 gennaio dello scorso anno quando il presidente della Regione Puglia commentava l’approvazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata da parte del Senato: «Adesso ogni Regione potrà negoziare un’intesa con lo Stato, come se fosse un trattato internazionale, per chiedere sino a 23 nuove competenze. Significa che, oltre ai poteri che le Regioni già avevano che erano enormi, adesso le Regioni possono chiedere materie come sanità, scuola, trasporti, materie di competenza esclusiva dello Stato». E poi ancora: «Significa anche che le Regioni potranno dare vita a 20 ordinamenti giuridici diversi, un po’ come era prima dell’Unità d’Italia, e questo complicherà la vita dei cittadini e delle imprese».
La contraddizione è evidente: a gennaio 2024 la nascita di «venti Italie diverse» era ritenuta inammissibile e utilizzata da Emiliano e dal Partito democratico come argomento contro la follia leghista dell’autonomia differenziata; oggi, a distanza di poco più di un anno da quelle affermazioni, il presidente della Puglia lascia intendere che l’autonomia di una Regione può spingersi al punto tale da consentire al suo presidente di interrompere le relazioni con uno Stato esterno, esprimendo così una posizione autonoma in politica estera e magari non in linea con quella del Governo centrale e di chissà quante altre amministrazioni locali.
Qualcuno parlerà di “schizofrenia politica”, altri giustificheranno la rottura dei rapporti tra Puglia e Israele come un indispensabile messaggio da lanciare al governo Netanyahu. Ma una cosa è certa: vicende simili dimostrano quanto la politica sia abile nel piegare le contingenze ai propri (nobili e legittimi, per carità) scopi. Sia che si tratti dell’opposizione al progetto dell’autonomia differenziata sia che si tratti della mobilitazione in difesa delle migliaia di palestinesi ammazzati dalle forze militari israeliane nella Striscia di Gaza.
Bentornato,
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