Sud, aggregare i professionisti con le società tra forfettari

L’introduzione delle società tra forfettari (Stf) potrebbe rappresentare una svolta cruciale per l’economia italiana, specialmente per le regioni meridionali. Questa proposta mira a ottimizzare l’organizzazione dei piccoli contribuenti e a incentivare l’aggregazione professionale. È fondamentale riflettere su come questa iniziativa possa portare significativi benefici economici e sociali, non solo a livello locale ma per l’intero Paese.

Al Sud, dove spesso l’uso della partita Iva diventa un escamotage per mascherare falsi rapporti di dipendenza, dare la possibilità ai giovani professionisti e imprenditori di aggregarsi, anche in strutture multidisciplinari, potrebbe cambiare radicalmente il panorama economico. Questa aggregazione permetterebbe di migliorare l’efficienza dell’offerta professionale e imprenditoriale, generando un valore aggiunto significativo.

La creazione di società tra forfettari faciliterebbe la condivisione di risorse e conoscenze, l’accesso a mercati più ampi e la riduzione dei costi operativi attraverso economie di scala. In altri termini, l’aggregazione professionale e imprenditoriale rappresenta una chiave fondamentale per promuovere l’innovazione e la competitività nel settore dei servizi professionali e imprenditoriali. Un modello di business più strutturato e integrato favorirebbe non solo la crescita economica locale, ma anche la competitività del Mezzogiorno. Questo è particolarmente importante in un contesto dove il lavoro nero e i falsi rapporti di dipendenza sono problemi endemici.

Il governo è già intervenuto per prevedere la neutralità fiscale delle aggregazioni tra professionisti ma nulla è stato previsto per i forfetari. Iniziativa da accogliere sicuramente con favore ma che costringe – oggi – a chi è forfetario di abbandonare il regime di vantaggio se vuole aggregarsi. Il successo del regime forfettario in Italia è evidente. Con l’innalzamento del limite di ricavi e compensi a 85mila euro, molti studi associati hanno scelto di operare a livello individuale per sfruttare la flat tax al 15%.

I dati del Ministero delle Finanze ci dicono che il primo trimestre del 2024 ha segnato una crescita significativa per le aperture di nuove partite Iva in Italia, con un aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un totale di 184.395 nuovi soggetti economici attivi. Questi dati, forniti dall’Osservatorio sulle partite Iva del Ministero dell’Economia e delle Finanze, offrono uno spaccato interessante sullo sviluppo economico del Paese. La maggioranza degli imprenditori che hanno avviato una nuova attività sono persone fisiche, rappresentando il 74% del totale delle nuove registrazioni. mostrano che nei primi tre mesi del 2024, il 54,2% delle nuove partite Iva ha optato per il regime forfettario, la percentuale più alta mai registrata. Questo trend dimostra che ogni aumento delle soglie ha sempre incrementato l’attrattività del regime agevolato, con una stima attuale di oltre 2 milioni di contribuenti che utilizzano il forfettario, rappresentando più della metà di tutte le partite Iva.

Tuttavia, per promuovere veramente le aggregazioni tra professionisti, è necessario qualcosa di più della semplice neutralità fiscale. In più occasioni è stata segnalata al Governo la necessità di prevedere la possibilità per i professionisti forfettari di aggregarsi in nuovi soggetti economici con regole premiali rispetto a chi decide di operare individualmente. L’istituzione delle Stf faciliterebbe la crescita delle piccole imprese e dei professionisti, promuovendo al contempo l’innovazione e la competitività dell’intera economia italiana: una svolta per il Sud e per l’Italia intera.

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