Il ministro Raffaele Fitto, si sa, è l’uomo dei dossier. Nel senso che molto spesso tocca a lui studiare documenti, fare conti e intavolare trattative mai facili con la Commissione di Bruxelles. E proprio perché il titolare degli Affari europei è costretto a studiare costantemente, ci permettiamo di assegnarli i compiti in vista delle imminenti vacanze estive. Uno su tutti: fare in modo che la Decontribuzione Sud diventi strutturale e permanente.
La storia recente di questa misura è ben nota. Un “confronto silenzioso” con Margrethe Vestager, commissaria europea per la Concorrenza, ha consentito al ministro Fitto e al governo Meloni di ottenere la proroga fino al prossimo 31 dicembre. Significa che, ancora per sei mesi, le imprese meridionali beneficeranno di un esonero contributivo pari al 30% per l’assunzione di ciascun lavoratore.
La notizia è certamente positiva, visto che gli effetti della misura sono incontestabili e conclamati dai numeri. Il primo è presto detto: ammontano a circa 3,7 milioni i lavoratori e le lavoratrici assunti nel Mezzogiorno grazie a Decontribuzione Sud.
Inoltre, come hanno sottolineato anche sindacati e associazioni, gli indicatori congiunturali relativi al Mezzogiorno dimostrano come questo stia partecipando attivamente alla crescita economica dell’Italia, al di sopra della media europea (+0,4%) e di quella nazionale (+0,9). In questo contesto Decontribuzione Sud ha offerto un contributo essenziale. Non solo: dati alla mano, la misura si presenta come quella con la maggiore ricaduta occupazionale e con i minori effetti distorsivi e di evasione tra tutte quelle adottate per sostenere l’economia meridionale e nazionale devastate dalle crisi continue e dalla pandemia.
Bastano queste osservazioni per comprendere quanto sia opportuno – anzi, indispensabile – che si smetta di procedere di proroga in proroga e si trasformi Decontribuzione Sud in una misura strutturale, in modo tale da garantire alle imprese meridionali un vantaggio competitivo e quella certezza del diritto che è indispensabile per programmare assunzioni e investimenti.
Ovviamente, Decontribuzione Sud andrà coordinata con le misure appena introdotte dal governo Meloni attraverso il decreto Coesione. Mi riferisco soprattutto ai bonus per ingaggiare donne e giovani: la norma prevede un esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati per l’assunzione di personale non dirigenziale under 35 con contratto a tempo indeterminato; stesso beneficio per l’assunzione di ciascuna dipendente donna considerata “svantaggiata”. Queste e altre previsioni contenute nel decreto Coesione devono essere allineate a Decontribuzione Sud, facendo comprendere alla Commissione europea la necessità di simili interventi per sostenere la crescita del Mezzogiorno e accorciare la distanza tra le aree del Paese. Il compito che attende Fitto è tutt’altro che facile. Ma siamo certi che, a settembre, non si farà trovare impreparato.