Mi scuso in anticipo con il lettore se sono costretto a citare un episodio personale, ma è solo per introdurre il tema generale del ragionamento di quest’oggi.
Qualche giorno fa partecipavo a un dibattito televisivo a La7 e ci si interrogava da prospettive e provenienze diverse sul ruolo dei social nella comunicazione politica italiana e sul modo in cui i politici li utilizzano. Al netto di qualche posizione più incerta, tutti abbiamo espresso in modo chiaro e inequivocabile la convinzione che i nostri rappresentanti istituzionali e i leader politici utilizzano per lo più gli account social senza una strategia precisa. Per lo più, se parliamo di parlamentari o di sindaci, di ministri o di presidenti di regione, la pagina Facebook, l’account Instagram o quello su TikTok siano solo delle vetrine di esposizione postuma, dove pur di strappare furbescamente un like ai follower, viene pubblicato il racconto di cosa è stato fatto, di un appuntamento o di un incontro con relativo selfie e strette di mano.
A queste pubblicazioni di taglio istituzionale, si sommano poi quelle che tendono a condividere frammenti e momenti di vita privata, anche per testimoniare plasticamente quanto quel leader sia orizzontale, ordinario, che non si gode i privilegi della sua posizione, ma che al contrario è lontano dalla “casta”. Inoltre, per lo più, dopo i primi esordi dove la curiosità l’ha fatta da padrone, i politici si scaricano di ogni responsabilità e lasciano nelle mani dei loro collaboratori, che in molti casi diventano così social media manager, la gestione degli account, limitandosi a chiedere: “ma, oggi cosa pubblichiamo?”
A Roma così come a Bari o in altre città, molti dei nostri politici si limitano a un uso notarile dei social, dimenticando di aver a disposizione uno degli strumenti più potenti che l’innovazione tecnologica gli ha messo a disposizione. Ovviamente, ci sono anche tante lodevoli eccezioni, di carriere sbocciate proprio grazie all’utilizzo accorto e creativo dei social o ancora di percorsi politici che hanno sfruttato la prateria dell’audience e della viralità digitali per superare momenti di crisi. In Puglia, è interessante vedere come i tre attuali leader politici più popolari hanno scelto, dall’inizio dell’anno, di condividere con i follower la loro quotidianità dentro e fuori le istituzioni.
A pubblicare con più frequenza sono Raffaele Fitto e Michele Emiliano che su Facebook hanno postato da gennaio a settembre rispettivamente 297 e 258 post, mentre se ci spostiamo su Instagram, il primato passa ad Antonio Decaro che ha pubblicato complessivamente 222 post. Per la verità, l’europarlamentare ed ex primo cittadino del capoluogo, si mette in luce anche per una altra serie di risultati per nulla marginali. Infatti, tra tutti, è quello che riesce a coinvolgere con più interazioni i propri follower: ben 1,6 milioni raccolti dalla pagina Facebook ed altri 1,4 milioni da Instagram.
A tenere il passo, seppur con una distanza consistente, c’è Raffaele Fitto che incassa grazie ai post pubblicati su Facebook ben 138 mila interazioni. Altro dato rivelatore di quanto i follower considerano i contenuti pubblicati interessanti è quello dell’engagement, che misura il coinvolgimento dell’account. In questa classifica, a far la parte del leone, c’è ancora l’account Instagram di Antonio Decaro, seguito dagli account Instagram di Raffaele Fitto e Michele Emiliano. Infine, andando a scavare sul tipo di post, è proprio il governatore a scegliere per oltre il 50% delle pubblicazioni su Instagram il format che genera più visualizzazioni con ben 119 reel su 204 post totali.
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