Era il 1990 quando l’educazione civica veniva bandita dalle nostre scuole, ed era il 2019 quando è stata reintrodotta. Un buco di 29 anni. Secondo i conteggi moderni due generazioni; infatti, mentre una volta il lasso di tempo per definire una generazione era di 20/25 anni adesso, con le velocità tecnologiche che superano e travalicano il tempo, la misurazione è stata stabilita in 14 anni. Giusto a ricordarne qualcuna: la Generazione Perduta quella che va dal 1883 al 1900 e fa riferimento ai milioni di morti della Prima Guerra Mondiale; c’è la Greatest Generation, quella dei nati fra il 1900 e 1927, così chiamata perché quella dei più longevi che, altro non sono che i nostri attuali ultra-centenari; c’è la mia, la Generazione Boomer, cioè quelli nati durante il boom economico dal 1956 al 1970; e c’è la nuova, quella sbocciata nel 2025, che è la generazione Beta e cioè quella di chi si confronterà con l’intelligenza artificiale.
Le due generazioni che si sono avvicendate durante il buco dell’educazione civica nelle nostre scuole, sono la Generazione Z e la Generazione Alpha. La prima va dal 1996 al 2010 e sono quelli della tecnologia digitale e della pandemia e, per questo, meglio conosciuti come Zoomer. La seconda va dal 2010 al 2024. I membri di questa generazione, vengono definiti gli “screenagers” per il ruolo sempre più centrale nelle loro vite degli schermi. Ho voluto provare a fare riferimento alle Generazioni, per capire, per quanto possibile, i valori, la socialità e la cultura che caratterizzavano un preciso periodo di tempo.
Ho erroneamente pensato che, la maleducazione e la totale mancanza di senso civico che accompagnano il nostro vivere civile e la vita all’interno delle nostre istituzioni, potesse trovare fondamento e ragioni in un preciso momento storico. Non è così.
L’educazione deriva dalla conoscenza. Ecco perché l’educazione civica è fondamentale nelle scuole: se non ce l’hai bisogna insegnartela. Nonostante questi ragionamenti, devo constare che i conti non tornano. Abbiamo attraversato una settimana nella quale, se proviamo a mettere in fila gli accadimenti forse possiamo trovare un minimo comune denominatore. Proviamoci.
Parrebbe che alla Senatrice Licia Ronzulli, non importi molto delle opinioni del Senatore Renzi; fin qui, nulla questio! Peccato che per comunicarcelo abbia usato il microfono della Presidenza del Senato e l’eloquio usato, sia stato palesemente da trivio, piuttosto che da scranno più alto di Palazzo Madama. Se permetti a una infermiera (e sia ben chiaro che non ho nulla contro le infermiere) di fare la Vice Presidente del Senato, devi mettere in conto che incidenti di questo genere possono accadere.
Quello che pensi non possa mai accadere, invece, è che un deputato della Repubblica, al secolo, Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, nel bel mezzo di una conferenza stampa e a microfoni aperti, dia del “pezzo di guano” ad un giornalista. La buona educazione in questo caso passa in secondo piano, qui ciò che emerge è il fastidio di una stampa libera, il fastidio delle regole. Per essere gradito o fai il mestiere come piace a loro o sei un “pezzo di guano”. Sono in molti a pensarla così, forse tutti, ma sicuramente la Ministra Marina Calderone, che non capisce più se è laureata oppure no, perché non ha ancora compreso se gli esami che ha fatto la domenica siano validi oppure no. Lo sa anche quella stravagante parlamentare che anziché parlare abbaia e che risponde al nome di Augusta Montaruli che, essendo stata condannata in via definitiva a un anno e sei mesi per peculato (mi chiedo come faccia a fare la parlamentare) per avere usato impropriamente i soldi della Regione Piemonte, non vorrebbe far sapere che ha firmato un emendamento, approvato in commissione Giustizia, secondo il quale nessun politico, a qualsiasi livello, a partire dagli amministratori locali, può essere condannato per danno erariale se è comprovata la sua “buona fede”. L’involuzione del senso civico nei luoghi istituzionali più importanti, quelli che dovrebbero dare l’esempio. E in fine, che dire di Romano Prodi che intervistato dalla mia amica Lavinia Orefici, le mette le mani addosso, sfarfugliando una risposta che non aveva alcun senso? Una serie infinita di “lecchini” lo hanno derubricato a gesto “paternalistico”; io credo invece che per l’autorevolezza che Prodi dovrebbe rappresentare (il condizionale a questo punto è d’obbligo) il gesto che ha compiuto sia da annoverarsi fra i più villani e cafoni della storia repubblicana.
Bentornato,
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