Sembra che con Putin ci parli solo il presidente francese Macron. Ovviamente così non è.
In tanti in questi giorni di guerra stanno affannosamente cercando di mitigare la furia rossa. Sia ben chiaro, pensare che lo Zar Vladimir abbia tutti i torti di quanto sta accadendo è un errore madornale, capace – questo sì – di aggravare il quadro politico e bellico in maniera irreversibile. L’invasione di uno stato sovrano c’è stata, ma non per questo, pur condannandola, si possono cancellare anni di soprusi ed angherie subiti dalle popolazioni russofone dell’Ucraina.
Trattare Putin come il nuovo Hitler (già a scriverlo vengono i brividi lungo la schiena) è dannoso, pericoloso e – infine – falso. Di certo tutte le diplomazie internazionali in queste ore puntano a un cessate il fuoco. A trattative che possano riportare in auge la Pace continentale e non solo. Non spaventi dunque la Svizzera che dopo secoli abbandona la sua neutralità, non colpisca la fornitura di armi della Germania ad un paese straniero e via discorrendo.
Sono tattiche persuasive, non certo pervasive. Come le sanzioni applicate nel mondo dello Sport: sacrosante, ma non dirimenti. Non dimentichiamoci che questa guerra si combatte anche con la “reputation” sulla rete e sui social. Il sentimento comune conta, ma ancor di più è importante salvare vite umane, mettere al riparo i civili da assurde rappresaglie, tutelare il diritto alla vita delle bambine e dei bambini ucraini.
L’Italia sta facendo la sua parte. O forse dovremmo usare la frase interrogativa? L’Italia sta facendo la sua parte? Draghi, con l’appoggio incondizionato del Parlamento, sembra deciso ed in piena concordia d’intenti con le decisioni della Ue. Ungaretti direbbe: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.